«Ci auguriamo che il suo successore abbia maggiori capacità gestionali»

«Sull’Ortopedia ospedaliera udinese sono da sempre ricadute tutte le attività in regime di urgenza, mentre gli ospedali di rete si sono nel tempo sempre più concentrati sull’attività programmata, come d’altra parte previsto nel reparto universitario – afferma Giuseppe Tonutti, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine –. Ciò ha creato un senso di disparità, in tema di opportunità professionali e di carico di lavoro, tra i professionisti appartenenti ai diversi reparti. L’attuale riforma pone le basi per distribuire in modo più equilibrato la casistica a livello provinciale puntando a una migliore ottimizzazione delle prestazioni rese ai cittadini oltre a un proficuo scambio di esperienze cliniche a favore dei professionisti interessati. Evidentemente, il dottor Silvio Demitri ha vissuto in modo frustrante questa situazione, in quanto non è riuscito a coinvolgere per un reale cambiamento le Direzioni aziendali che si sono succedute». Così i vertici dell’Asui di Udine reagiscono all’uscita di scena del primario di Ortopedia. «Ci si augura – conclude Tonutti – che il suo successore manifesti maggiore attitudine nella gestione dell’équipe finalizzata a sviluppare le competenze necessarie alla struttura in un ambiente più favorevole allo scopo».
Ma se il presidente del collegio dei primari Amato De Monte sceglie la via del silenzio, i commenti arrivano da altri professionisti. A partire dal presidente dell’Ordine dei medici Maurizio Rocco, che ieri ne ha parlato con il vicegovernatore Riccardo Riccardi. «Abbiamo ben presente le problematiche dell’ospedale Santa Maria della Misericordia – ammette – e non sono limitate al reparto di Ortopedia. È necessaria un’armonica soluzione dei problemi di integrazione fra ospedale e università, come pure dei problemi di affollamento del Pronto soccorso».
Più preoccupata le reazione dell’intersindacale medica: «Prendiamo atto della fuga dell’ennesimo professionista dal Servizio sanitario nazionale, stavolta un direttore – commentano Davide Durí e Alessandra Spasiano per Aaroi Emac –. È il frutto di tanti fattori tra cui il mancato rinnovo del contratto dei medici da oltre 10 anni. Ormai tutto si regge sull’abnegazione del personale che lavora tra tante difficoltà, compreso il mancato rinnovo della parte tecnologica. L’ospedale di Udine, polo per la gestione delle urgenze-emergenze di quasi tutta la regione, ha bisogno di maggiore integrazione sia con la medicina territoriale che con gli altri ospedali, speriamo che la futura azienda provinciale offra una soluzione». La situazione dell’Ortopedia è nota da tempo – constata Antonio Maria Miotti presidente regionale dei primari ospedalieri – perché Udine ha la Soc più grande in regione con un reparto che lavora 24 ore su 24. La dotazione organica è buona, ma non è sufficiente se tutto il carico di lavoro viene scaricato su Udine».
Il segretario regionale, Anaao Valtiero Fregonese, dal canto suo, sottolinea che «il dottor Dimitri è uno stimato professionista. Se ha preso una decisione così importante vuol dire che aveva motivazioni serie. I mali dell’ospedale di Udine vengono da lontano – commenta – i meccanismi di funzionamento degli ospedale regionali non sono stati improntati alla reale integrazione, ciò significa che i pazienti che giungono da tutta la regione in condizioni gravi vengono portati a Udine, ma superata la fase acuta vi sono enormi difficoltà perché manca l’integrazione con gli ospedali periferici. Non solo – rileva Fregonese – non vi sono strutture dedicate che distinguano i percorsi dell’emergenza urgenza e quelli dell’elezione. Le responsabilità all’interno dell’ospedale sono polverizzate e una guida unitaria sarebbe necessaria. Per questo il programmatore regionale dovrà fare una seria riflessione sul ruolo dell’ospedale di Udine che sopporta un carico notevole e necessita di investimenti in termini di risorse e di personale». –
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