Chiude il supermercato Maxi Aprirà un emporio cinese

L.v

Chiuso il supermercato Maxi del quartiere di San Gregorio, di fronte al Policlinico: aprirà un emporio gestito da cinesi. Con questa chiusura, l’intera schiera di locali di quel blocco ha abbassato la serranda: prima la banca, ormai quasi dieci anni fa, e recentemente il supermercato, che ha resistito il più possibile dopo l’apertura di Visotto verso Vallenoncello, della rinnovata Coop a Villanova e della Lidl, proprio di fronte alla fiera.

La forza del negozio gestito da Denis Anese era quello di fornire un servizio ampio, non solo legato alla spesa: ma la pandemia, le nuove aperture e alla fine il caro affitti l’hanno fatto desistere. I negozianti cinesi avevano già richiesto la possibilità di subentrare e così sarà a breve.

«Il mio supermercato funzionava come negozio di quartiere – ha spiegato Anese – e forniva un servizio diversificato con il bar, la possibilità di fare la spesa giornaliera, aveva un senso sociale. Ma la pandemia da un lato e soprattutto la rivalutazione dell’affitto mi hanno fatto prendere questa decisione».

Quel che manca a San Gregorio, a ben vedere da chi il quartiere lo vive, sono proprio i negozi di vicinato. «È una situazione che ho visto anche in altri quartieri – ha osservato Renzo Fadelli, presidente dell’Asd San Gregorio –. Le aperture di tanti ipermercati attraggono la clientela e svuota i negozi di vicinato, che ne soffrono. Sto assistendo a una fase calante del quartiere, che è poco vissuto». Grandi realtà come il Policlinico o la Fiera poco incidono sul quartiere, trattandosi di realtà autosufficienti, i cui frequentatori non accedono a servizi esterni.

L’assenza di servizi di quartiere l’ha osservata anche Silvia Sederino, che un anno e mezzo fa ha aperto il bar “Colazione da Tiffany”, che si trova proprio di fronte all’ex supermercato. «È vero, questo è un quartiere in cui mancano i servizi di vicinato – ha osservato l’esercente –. L’edicola è chiusa, la banca non c’è più da anni e il servizio non è stato sostituito nemmeno da un bancomat per il prelievo o per fare piccole operazioni. Ci vorrebbe un piccolo mercato settimanale anche per dare vivacità al quartiere. L’arrivo dell’emporio cinese? Io non lo considero una cosa negativa: se un bambino ha bisogno di una matita o un quaderno, oppure se ho due bicchieri rotti e li voglio sostituire, dove potrei andare? Il nuovo negozio potrebbe rispondere a queste esigenze».

Proprio per non spegnere i negozi di quartiere, l’Ascom Confcommercio ha in programma un progetto per garantirne la continuità. «L’obiettivo è creare una società che gestisca in modo scientifico e organizzato la formazione a favore di coloro che prenderanno in mano le redini di questi punti vendita – ha spiegato il presidente di Ascom Alberto Marchiori –. Per questo, si creerà una società in seno all’Ascom che avrà il ruolo di reclutare nuovi potenziali gestori, anche chi è escluso da altri settori produttivi, e che potrebbero entrare nel mondo del commercio con adeguata formazione». —

.

© RIPRODUZIONE RISERVATA



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto