Chiude Emmezeta, 70 lavoratori in mobilità
Il gruppo Conforama ha deciso di dismettere quattro punti vendita in Italia per fronteggiare la contrazione del fatturato
Serrande abbassate da fine febbraio e 70 dipendenti a casa. Il gruppo Conforama chiude il negozio Emmezeta di Pordenone (via Segaluzza), oltre ai punti vendita di Napoli, Ancona e Pescara. Il gruppo francese (specializzato nella vendita di mobili e attrezzature per la casa) ha dato la notizia alle organizzazioni sindacali ieri pomeriggio, «dopo la chiusura della Borsa», evidenzia Romildo Scala, della Filcams Cgil. I punti vendita fanno parte dei 19 che l’azienda ha in Italia e danno complessivamente lavoro a 430 persone su 2 mila 200 dipendenti. «In Italia la crisi ha assunto una nuova dimensione negli ultimi mesi», ha sottolineato il gruppo che è controllato da Ppr. I collaboratori che perderanno il posto «beneficeranno di misure specifiche di accompagnamento». Le chiusure riguarderanno i centri «che non permettono di prevedere una crescita redditizia sul lungo termine». Le altre sedi italiane non sono completamente al riparo: si annunciano sforbiciate e riduzioni di personale «anche a Udine» anticipa il sindacato. Oggi sono in programma le assemblee con i lavoratori a Pordenone. Le ragioni annunciate dal gruppo convincono poco il sindacato «perché il momento – spiega Scala – è difficile per molte aziende. A differenza di altri competitors che fanno ricorso alle ferie o che riducono il loro margine, Conforama non ha voluto perdere nulla del proprio guadagno, ricorrendo prima alla cassa integrazione (una decina i lavoratori interessati a Pordenone ndr) e poi chiudendo di punto in bianco alcuni punti vendita». Anche la scelta dei negozi, secondo il referente della Filcams, non è del tutto giustificabile «perché non si tratta di realtà più in perdita rispetto ad altre». I passaggi annunciati dall’azienda sono due: chiusura dei punti vendita al pubblico a fine febbraio, cessazione dell’attività e quindi mobilità per i dipendenti a partire da aprile. «A Pordenone lavorano una settantina di persone – ricorda Scala – e parliamo di dipendenti con contratto a tempo indeterminato e per la gran parte donne». Il sindacato, di fronte a un annuncio «che arriva come un fulmine a ciel sereno» ha intenzione di convocare un tavolo a livello nazionale: «Questo modo di agire è un’anomalia francese. In Italia si sarebbe cercato prima un accordo con le organizzazioni sindacali per ricercare soluzioni alternative». Possibilità nelle quali il sindacato crede. Il primo passo sarà la verifica di eventuali gruppi che possano essere interessati a rilevare i punti vendita.
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