Chirurgia vascolare, via al nuovo corso

Pordenone, Irene Morelli ha raccolto l’eredità professionale di Tosolini: «Fondamentale collaborare e trasmettere le conoscenze»

PORDENOINE. Potenziare l'ambulatorio per le patologie vascolari e stabilire una collaborazione con medici di medicina generale e specialisti del territorio per individuare i percorsi più adatti ai pazienti.

La dottoressa Irene Morelli ha preso servizio l’1 luglio all'ospedale di Pordenone, come responsabile della struttura semplice di chirurgia vascolare. Struttura riconosciuta per il lavoro fatto dall'ex primario della II Chirurgia, Giancarlo Tosolini, andato in pensione lo scorso anno.

Originaria di Mantova, laureata a Padova e specializzata a Milano, ha lavorato per 27 anni alla clinica di chirurgia vascolare a Padova e da inizio 2012 facente funzioni di primario.

«In questo territorio – ha detto – c’è molta patologia aterosclerotica, insieme a stenosi carotidee, aneurismi ma soprattutto arteriopatie obliteranti agli arti inferiori, spesso associate a patologie più complesse come il diabete o l’insufficienza renale cronica».

Le malattie vascolari sono una delle principali cause di morte e le stime dicono che in futuro saranno le prime.

Come ha organizzato il nuovo servizio?

«La nostra specialità è complessa e ha la necessità di avere il contributo di altre persone; per questo ho cercato di ottimizzare i rapporti tra tutti i colleghi e le persone che si occupano della patologia vascolare, dal medico di base agli specialisti sul territorio ai professionisti in ospedale. L’obiettivo è creare una collaborazione fattiva con tutte quelle specialità che, in qualche maniera, ci aiutano a risolvere i problemi. Non secondaria la collaborazione con i grandi centri, Udine e Trieste: non tutte le patologie possono essere curate qui, quindi è importante sapere a chi possiamo inviare il paziente e in che tempi abbiamo una risposta. Ho poi cercato di fornire una maggiore attività ambulatoriale dando la massima disponibilità ai medici di medicina generale. L’ambulatorio prima c'era, ma aveva numeri minori: adesso è aperto tre mattine piene e un pomeriggio la settimana. Serve per individuare le patologie, capirne le urgenze e seguire i pazienti che operiamo. Mi auguro di poter incrementare il numero di pazienti che si possono seguire e consolidare le collaborazioni cominciate».

Com’è il rapporto con i medici di medicina generale?

«Lo specialista e il medico di medicina generale devono sapere che possono inviare il paziente al centro specialistico. E' lo specialista in chirurgia vascolare che deve dare le indicazioni terapeutiche (follow-up, chirurgia o trattamento endovascolare) per evitare trattamenti inutili, o al contrario per evitare di “perder tempo” e trattare tempestivamente in tempi brevi situazioni che, se procastinate, potrebbero avere esito negativo».

Per quanto riguarda le tecniche, sono previste novità?

«Intendo sviluppare il trattamento ibrido della arteriopatia, unendo la competenza chirurgica con altre metodiche di chirurgia endovascolare. Interventi che già ci fanno, ma che mi piacerebbe implementare».

Quanti siete?

«Per ora io e la dottoressa Elisa Visintin. In futuro vorrei avere un gruppo di giovani, compatibilmente con esigenze e risorse, che abbiano la voglia di imparare e migliorare questa attività che non è un lavoro, ma una vera e propria passione».

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