Chirurgia senza bisturi: in ospedale a Udine il futuro è oggi

Gli impieghi della Radiologia interventistica diretta dal dottor Sponza: dalla rottura dell’aorta alle ischemie ai fibromi uterini

UDINE. Operano in silenzio, salvando vite umane, al riparo dai riflettori. Sono le eccellenze dell’ambiente sanitario friulano. Una di queste è la Radiologia interventistica del Santa Maria della Misericordia. A dirigerla è Massimo Sponza, 50 anni. Diplomato al Copernico di Udine, nel 1991 ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia a Trieste e si è specializzato in Radiologia Diagnostica con lode.

La Radiologia interventistica udinese, fin dalla sua istituzione negli anni 2000 sotto la guida del dottor Daniele Gasparini, si è occupata della diagnosi e trattamento miniinvasivo in ambito vascolare e oncologico, affinando tecniche sempre più sofisticate ed efficaci in alternativa alla chirurgia classica.

Dottor Sponza, qual è il pregio di questa tecnica?

«L’estrema precisione di questi trattamenti é affidata alla guida strumentale (angiografia, ecografia, Tac) che permettono di effettuare terapie mirate raggiungendo le sedi della malattia attraverso le vie naturali (sistema urinario, digestivo, vascolare) o con accesso diretto all’organo dall’esterno.

Si ottengono gli stessi risultati di un’operazione, ma con minore invasività, affiancando queste tecniche alla chirurgia quando l’intervento tradizionale comporta rischi superiori per le particolari condizioni generali del paziente.

Con questa tecnica Udine oggi rappresenta un punto di riferimento regionale per la diagnosi e la terapia di molte patologie. Questo è possibile grazie alla collaborazione con specialisti vari quali il chirurgo vascolare, l’urologo, l’epatologo, l’oncologo, il chirugo generale, l’internista e il gastroenterologo.

Uno dei campi in cui questa multidisciplinarietà emerge è nella gestione della patologia aortica sia toracica che addominale in collaborazione con la cardiochirurgia del professor Livi e con la chirurgia vascolare del dottor Frigatti. Tale unità di intenti ha permesso di realizzare un gruppo di lavoro affiatato e in grado di rispondere alle nuove sfide tecnologiche proposte in campo medico rendendo l’ospedale di Udine uno del poli più rinomati del Nord Est».

Quali sono gli altri settori di applicazione?

«Un altro campo di sviluppo della Radiologia interventistica è la traumatologia, che ha migliorato la sopravvivenza di pazienti. In particolari situazioni come le fratture instabili del bacino che si associano a importanti emorragie l’embolizzazione selettiva dei vasi coinvolti nel trauma riesce a controllare l’instabilità emodinamica chiudendoli dall’interno.

Altro campo della traumatologia è la rottura acuta dell’aorta in particolare toracica la cui chirurgia ha risultati deludenti in relazione alla gravità della situazione. Dagli anni 2000 viene trattata con il posizionamento di protesi aortiche».

Può essere utilizzato anche per pazienti colpiti da ictus?

«L’ultimo ambito di terapia che è stato sviluppato riguarda lo stroke. Da circa un anno è stato istituito il protocollo regionale di gestione dello stroke che prevede il trattamento fibrinolitico intrarterioso. Il trattamento viene eseguito da quattro radiologi interventisti e da un neuroradiologo.

In un recente congresso a Taranto sul trattamento dello stroke in Italia è risultato che il Fvg è tra le regioni più organizzate nel trattamento intrarterioso nella patologia ischemica cerebrale. Dopo la diagnosi con Angio-TC, vengono rivascolarizzati i vasi cerebrali che, occludendosi, danno origine al danno ischemico attraverso cateteri che ci permettono, navigando all’interno delle arterie, di raggiungere i distretti vascolari cerebrali malati».

Quali altre applicazioni?

«Esiste una serie di tecniche per trattare le neoplasie al fegato. Quelle infusive ci permettono di iniettare nel fegato farmaci oncologici diversi a seconda del tipo di neoplasia, ottenendo una maggiore concentrazione di farmaco nella lesione.

Le tecniche termoablative ci permettono di “bruciare” i noduli con il calore dall’esterno utilizzando particolari aghi posizionati sotto guida ecografica o Tc. Il trattamento alternativo alla chirurgia è la sclerotizzazione del varicocele sia maschile che femminile. Viene eseguito ambulatorialmente e prevede solo la puntura di una vena del braccio dalla quale si parte con un catetere per raggiungere la vena gonadica».

Eseguite trattamenti infiltrativi per il dolore?

«La nostra struttura eroga dei trattamenti infiltrativi intraforaminali di ossigeno/ozono nella lombosciatalgia perche solo con la guida fluoroscopia è possibile ottenere la necessaria precisione nel posizionamento dell’ago».

Esistono tecniche radiologiche per il trattamento dei fibromi uterini?

«Da alcuni anni i fibromi uterini possono essere trattati con tecniche radiologiche di embolizzazione selettiva delle arterie uterine che permettono, ischemizzando il fibroma, di necrotizzarlo riducendone le dimensioni e in particolare i sintomi ad esso associati».

Qual è il futuro della Radiologia interventistica?

«I progetti per il futuro prevedono l’applicazione delle tecniche ablative nel trattamento dei noduli tiroidei. Questi rappresentano una delle patologie endocrine più frequenti e il loro riscontro nella popolazione è in continuo aumento come conseguenza dell’uso sempre più diffuso dell’ecografia.

Oggi, una volta escluso il rischio di malignità con l’ago aspirato, non esiste un trattamento preferenziale. Nei paesi a carenza di iodio la supplementazione iodica può risolvere il problema riducendo il volume dei noduli. Altrove le opzioni terapeutiche sono rappresentate dalla terapia farmacologica, dalla chirurgia dalla medicina nucleare. A queste opzioni si è aggiunta la termoablazione con laser o radiofrequenza. Con queste tecniche, effettuate sotto guida ecografica, si ottiene la bruciatura del tessuto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sanità

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto