Chernobyl, made in Cimolai il sarcofago anti-radiazioni

UDINE. Era il 26 aprile del 1986 quando avvenne la tragedia. Minimizzata, agli inizi, quasi negata. Ma in pochi giorni divenne chiaro al mondo intero che cosa fosse accaduto a Chernobyl e quali conseguenze quell’“incidente” avrebbe determinato, e non solo in Ucraina e in Russia.
Per una serie di “errori” umani e sottovalutazioni, nella grande centrale nucleare di Chernobyl, nel reattore numero 4, vennero in contatto idrogeno e grafite provocando un’esplosione che scoperchiò l’edificio lasciando che una nube di detriti e di polvere radioattiva uscisse contaminando tutta l’area circostante per diversi chilometri, e poi, spinta dai venti, la nube iniziasse il suo viaggio verso l’Europa e gli Usa.
L’urgenza riguardò la copertura dell’edificio sventrato che ospitava il reattore. Un pool di società di ingegneria francesi e ucraine mise a punto il progetto per la costruzione del sarcofago, il primo, con finalità di contenimento della radioattività.
Venne costruito in tempi record e in condizioni disperate, e aveva l’ambizione di durare un centinaio d’anni. Ma nessuno aveva fatto bene i conti con ciò che le radiazioni e il calore da queste sprigionano, erano davvero in grado di fare. E così sono stati sufficienti trent’anni per deteriorare il “cappotto” protettivo e imporre la costruzione di un nuovo sarcofago.
A questa «gigantesca opera di ingegneria» il mensile Focus ha dedicato recentemente un reportage, spiegando come, nella sua realizzazione, un contributo fondamentale arrivi da un’azienda pordenonese, la Cimolai, leader tra le aziende specializzate nelle costruzioni metalliche. Definizione quasi limitante se solo si pensa che le “costruzioni metalliche” firmate Cimolai sono opere come la copertura dello Stadio di Atene o di Cardiff, la realizzazione di ponti e viadotti, la costruzione di bunker e, non certo per finire, le paratie del Canale di Panama.
Il vecchio sarcofago era stato costruito direttamente sopra l’edificio del reattore. Ed era costato molto realizzarlo, anche in vite umane. Trent’anni dopo la radioattività di quel sito è tale che un uomo, all’interno dell’edificio, morirebbe in pochi minuti.
Ecco dunque che il nuovo sarcofago viene assemblato in un’area adiacente e in due parti distinte che, una volta completate, verranno fatte scivolare lungo dei binari fino a coprire il primo sarcofago. A realizzare il progetto è Novarka, un consorzio di imprese francesi e ucraine, che si è aggiudicato l’appalto e dato il via all’opera il 13 marzo 2012.
Oggi il sarcofago è visibile nelle immagini che pubblichiamo, e che rendono l’idea dell’impatto di questa “coperta” di cemento e acciaio alta 110 metri, lunga 164 e larga 257 metri, più o meno le dimensioni di 3 campi di calcio. Il costo stimato è di 1,5 miliardi di euro. La Cimolai ha realizzato gli elementi in acciaio, 25 mila tonnellate di tubi, che costituiscono l’intelaiatura degli archi. Tubi che vengono ricoperti con pannelli di resina che dovrebbero impedire l’accumularsi delle particelle radioattive.
Anche questo sarcofago dovrebbe durare a lungo: 80 anni, si dice, ma anche allora - se resisterà così tanto - si riproporrà il problema di come “contenere” gli effetti della stupidità umana.
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