Che cosa racconta la curva del contagio: dopo otto settimane è positivo uno su mille in Friuli

Un percorso che sembra ormai aver imboccato la fase calante e che rispetto a tante altre regioni d’Italia presenta risultati meno pesanti

Un bilancio di otto settimane di pandemia segnato da lutti, tutti dolorosi, e da tanti numeri che messi insieme possono descrivere l’evoluzione del virus in Friuli Venezia Giulia. Un percorso che sembra ormai aver imboccato la fase calante e che rispetto a tante altre regioni d’Italia presenta risultati meno pesanti. In particolare, tutto il Nord del Paese ha situazioni peggiori di quella del Friuli Venezia Giulia, così come buona parte del Centro.



L’indice che fotografa meglio la diversa incidenza del Covid-19 nelle regioni è quello che mette in relazione i casi di contagio attuali con il numero degli abitanti. In Friuli Venezia Giulia il rapporto è di 1,1 malati ogni mille residenti. È quasi la metà del dato del Veneto, dove il rapporto è pari a 2,08. Le Marche sono a 2,09. La Lombardia a 3,43. Il Piemonte a 3,32. Peggio di tutti sta la Valle d’Aosta con 4,47.



A stare meglio del Friuli sono, come si diceva, le regioni del Sud e di parte del Centro. Per esempio la Calabria è la meno colpita in assoluto con 0,43 malati per mille abitanti. La Campania è a 0,52. Il Lazio a 0,73.

Questa statistica deriva direttamente dalle elaborazioni del professor Vincenzo Della Mea, docente di Informatica medica del dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’Università di Udine.

CORONAVIRUS, I DATI

Ogni giorno l’insegnante aggiorna i suoi grafici in base ai numeri ufficiali comunicati dalla Protezione civile.
«Il dato degli attualmente contagiati su mille abitanti in effetti vede il Friuli Venezia Giulia in una posizione favorevole rispetto a molte altre regioni d’Italia e in particolare del Centro- Nord – sottolinea il professore – . Tutto questo dipende da molti fattori.

Dal punto di vista statistico è comunque interessante notare come dopo otto settimane l’andamento dell’epidemia stia prendendo una direzione precisa. I numeri di questi ultimi sette giorni confermano il calo dei contagi e il dato ha ancora maggior valore se si considera che questa settimana sono stati eseguiti ben 14 mila tamponi contro gli ottomila della settimana scorsa».



Ieri il bollettino della Protezione civile regionale ha evidenziato come i nuovi malati siano stati solo 14. A fronte di un numero comunque elevato di tamponi, ossia 1.329. Basti pensare che la domenica precedente con appena 300 tamponi i positivi erano stati 38. Altri numeri importanti di ieri: il leggero calo dei ricoverati in terapia intensiva, 25, contro i 27 di sabato; i totalmente guariti, 968 contro gli 893 del giorno precedente.


«Si nota un cambio di passo per quanto riguarda i tamponi eseguiti – nota Della Mea – che dovrebbero essere stati eseguiti in maggior numero rispetto alle settimane precedenti sul personale sanitario e nelle case di riposo». Un altro grafico del docente fotografa il cammino del virus settimana per settimana, reso graficamente con la rappresentazione degli istogrammi (si tratta della tabella pubblicata qui sopra). Si può notare come tutti i numeri siano in discesa. Il picco è stato toccato nella settimana tra il 22 e il 29 marzo.

Poi è iniziata la discesa. «Ci sono delle asimmetrie – commenta il docente – , ma è corretto dire che i valori sono in calo. Abbiamo dovuto attendere due settimane per vedere i primi effetti del lockdown. E tuttora stiamo raccogliendo i frutti della chiusura. Bisognerà vedere cosa cambierà dopo le riaperture. Dovremo essere tutti così accorti da evitare gli assembramenti: sono quelli i momenti di vero rischio per una ripresa della pandemia». Non è escluso che proprio i dati che stiamo esaminando (mettendo a confronto le regioni e i malati su mille abitanti) siano quelli utili al Governo per decidere eventualmente se applicare alcune riaperture solo in certe zone del Paese. Risulta evidente che il Friuli Venezia Giulia è tra le aree meno colpite.

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