Centinaia di armi consegnate per risparmiare sui certificati

UDINE. Si sono presentati in centinaia, chi con la pistola, chi con i fucili, le carabine, le sciabole e i pugnali, dichiarando di volersene disfare. Altrettanti ne stanno arrivando in questi giorni, tant’è che la Questura ha calendarizzato appuntamenti quotidiani con i proprietari di armi che, piuttosto che sottoporsi agli accertamenti medici previsti dal decreto 121, preferiscono sbarazzarsene.
Un centinaio solo le restituzioni registrate nell’arco di un mese alla Questura di Udine, senza contare i commissariati di Tolmezzo e Cividale e le caserme dei carabinieri. «Si tratta di armi destinate alla distruzione che verranno trasferite al Reggimento Ce.Ri.Mant di Padova», spiega la responsabile della Polizia amministrativa e sociale della Questura Graziella Colasanto. Qualcuno ha preferito venderle o regalarle a qualche armeria, pur di evitare di pagare.
È l’effetto dell’annunciata stangata sulle armi. A possederle sarebbero almeno 30 mila in provincia, 5 mila solo in città, e devono prepararsi a pagare 100 euro per presentare alla Questura, al Commissariato o alla stazione dei carabinieri del comune di residenza per la certificazione medica dell’idoneità psicofisica alla detenzione.
La normativa risale al settembre 2013, si tratta del decreto legislativo 121 che molti hanno disatteso, almeno fino a un mese fa, quando dalla Questura di Udine è partito un appello, visto che solo il 20 per cento degli interessati aveva provveduto.
È stato lo stesso questore Claudio Cracovia a spiegare che il decreto legislativo si è prefisso una revisione dei requisiti psicofisici di tutti i detentori di armi e ha dato mandato alle questure di provvedervi. Un provvedimento che non riguarda coloro che hanno il porto d’armi e che già sono sottoposti a una revisione periodica, quanto coloro che ne hanno la mera detenzione, con «l’obiettivo di evitare possibili tragedie laddove il soggetto che detiene le armi non presenti più i requisiti fisici o psichici per farlo in tutta sicurezza».
Eppure, a poco più di un mese dalla scadenza, assicura la Colasanto «molti non hanno ancora provveduto e quanti ancora attendono rischiano di trovare file sia dinanzi alle forze dell’ordine sia dinanzi ai medici che devono stilare i certificati». I detentori di armi, a esclusione dei titolari di licenza di porto di armi in corso di validità, dovranno produrre entro il 4 maggio la certificazione medica di idoneità psicofisica per la detenzione di armi.
Il documento è rilasciato, sulla base del certificato anamnestico del medico di famiglia, dal settore medico-legale delle Aziende sanitarie o da un medico militare, della Polizia di Stato o del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
La certificazione dovrà attestare che il richiedente non sia affetto da malattie mentali o patologie che ne diminuiscano la capacità di intendere e di volere ovvero non risulti assumere, anche occasionalmente, sostanze stupefacenti e psicotrope o abusare di alcol. La documentazione medica va prodotta all’Ufficio di Polizia o Carabinieri presso il quale sono state denunciate le armi detenute.
Non è richiesta, invece, qualora risulti già prodotta nei sei anni antecedenti all’entrata in vigore del Decreto legislativo.
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