Caso Clocchiatti in tribunale, il pm: unica via il fallimento

UDINE. Fiato ancora sospeso sulle sorti della “Clocchiatti Tobia spa” di Povoletto. Il tribunale fallimentare di Udine, riunito, ieri, per discutere la seconda proposta di concordato preventivo presentata dall’azienda e l’istanza di fallimento depositata invece dalla Procura, dovrebbe sciogliere a breve - la Camera di consiglio è iniziata subito dopo l’udienza - le riserve. Due gli esiti possibili: ammissibilità del concordato da una parte, dichiarazione di fallimento dall’altra. E due, appunto, gli scenari prospettati dalle parti al collegio (presidente Alessandra Bottan, a latere Gianfranco Pellizzoni e Mimma Grisafi).
Ribadita la propria perplessità rispetto alla decisione della storica impresa edile friulana di revocare l’elaborato, con il quale - in giugno - aveva chiesto l’ammissione alla procedura del concordato preventivo, salvo poi ripresentarsi, in settembre, con una seconda istanza, il procuratore aggiunto, Raffaele Tito, ha insistito sulla necessità di approdare quanto prima a una dichiarazione di fallimento. A supporto della propria tesi, il magistrato ha prodotto ai giudici una decina di decreti ingiuntivi, per un valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro, in buona parte relativi a somme pretese da banche e in misura minore a soldi dovuti a fornitori.
A pesare nel parere espresso dal pm, inoltre, è stata la mancata formalizzazione di un’offerta d’acquisto da parte di una società sarda, la “Acquario srl”, di Olbia, intestata all’imprenditore Mario Rossi, di Mantova, e collegata a una banca inglese con appoggi anche a Milano, sulla quale la stessa Clocchiatti aveva riposto la maggior parte delle proprie speranze. Anche perchè, da alcuni accertamenti fatti precedentemente svolgere dalla Procura, sarebbe emerso trattarsi di un’azienda “inattiva” ai registri della Camera di commercio di Sassari e, secondo gli stessi uffici di via Lovaria, priva della potenzialità economica necessaria a rilevare un’impresa della portata e del prestigio della Clocchiatti.
Dal canto suo, il legale dell’azienda, avvocato Luca Ponti, ha continuato a perorare la causa del concordato per cessione di beni - la prima proposta era stata ritirata, su espressa richiesta di due possibili acquirenti, decise a risolvere la vertenza con i creditori attraverso procedure stragiudiziali -, ricordando come, a fronte di un debito calcolato in circa 11 milioni di euro, la Clocchiatti può comunque contare su un patrimonio immobiliare del valore di 16 milioni di euro, oltre che su una serie di crediti e sulle commesse tutt’ora in corso, tra cui il cantiere relativo ai lavori all’ospedale di Latisana e quello della biblioteca di Gradisca d’Isonzo. Una strada che la storica società di Povoletto, da sempre attenta anche al futuro dei suoi 77 dipendenti, ritiene ancora percorribile.
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