Caos sulla manifestazione per la sicurezza, si dimette il presidente di Udine sicura: «Problema etico»
La decisione di Federico Malignani alla vigilia del corteo di venerdì 19 settembre, trasformato in sit-in dai vincoli della Questura. Divergenze insanabili con l’organizzatore principale: «Avendo ravvisato in Speranza la volontà di “accendere” la piazza, in un modo che potrebbe essere considerato un incitamento alla violenza, non posso che allontanarmi ancora più da questa iniziativa»

Prima i vincoli imposti dalla Questura che hanno trasformato il corteo di venerdì 19 settembre in un sit-in. Quindi la presa di distanza di Udine Sicura che ha annunciato l’affiancamento all’organizzatore principale – cioè Eddie Speranza –, ma non la partecipazione alla manifestazione. Infine l’annuncio di Federico Malignani, in polemica con Speranza ma anche con parte dello stesso comitato, di dimettersi dalla presidenza della realtà che ha contribuito a fondare e ha guidato fin dall’epoca dell’omicidio di Shimpei Tominaga.
L’avvicinamento alla manifestazione, in altre parole, si sta rivelando parecchio complicata per gli organizzatori e rischia anche, e seriamente, di trasformarsi in un boomerang per tutti quei partiti che si sono accodati, forse con troppa fretta, al fu corteo, diventato sit-in.
Le limitazioni imposte dalla Questura
Nelle intenzioni originarie di Speranza, venerdì centinaia di persone avrebbero dovuto camminare pacificamente da piazza Libertà fino al parco Martiri delle Foibe chiedendo maggiore sicurezza. Non sarà così, almeno per quanto riguarda il tragitto. Come comunicato sul proprio profilo Facebook, infatti, Speranza è stato convocato dal questore Pasquale Antonio De Lorenzo che gli ha notificato una serie di limiti alla manifestazione tra cui la principale, come detto, riguarda la trasformazione del corteo in un sit-in.
Le motivazioni? Si passa dalle «criticità connesse alla gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica» fino alla «pubblicazione di post palesemente istigatori, successivamente cancellati dal promotore dell’iniziativa». Ancora, quindi, nel mirino della Questura è finita «l’adesione di un numero considerevole di persone riconducibili all’ambiente ultras della curva Nord» nonchè la «contestata gestione delle criticità presenti sul territorio comunale rivolta all’attuale sindaco e alla relativa giunta comunale da parte delle minoranza politica locale e da altre realtà istituzionali afferenti a matrici ideologiche di destra».
La reazione di Speranza e il Comitato
Una decisione, quella di De Lorenzo, che – eufemisticamente – non è certo piaciuta a Speranza il quale, sempre sul suo profilo Facebook, ha sostenuto che «il sindaco dà il permesso alla manifestazione pro-Palestina a Udine e mette i paletti a noi udinesi per poter manifestare, penso che tra noi e lui ci sia una frattura ormai insanabile».
A chi poi, come il consigliere comunale di Avs Andrea Di Lenardo, gli ha fatto notare che è il questore ad autorizzare le manifestazioni, ha replicato in due maniere scrivendo prima che «è colpa del sindaco e (del)le sue fantasie di apologie di destra» e dopo che «il sindaco (h)a pressato il suo compagno di merenda, il questore».
Come prima conseguenza pratica alla posizione di Speranza, quindi, è arrivata la presa di distanza del Comitato Udine sicura che aveva invitato il sindaco Alberto Felice De Toni al corteo: scelta non approvata dall’organizzatore principale. «Coerenza, onestà intellettuale e serietà ci portano ad annunciare che, pur offrendo il massimo supporto organizzativo per la riuscita del corteo, il direttivo del comitato non parteciperà direttamente all’evento – scrivono – al fine di evitare ogni possibile strumentalizzazione legata a divergenze di vedute e di approccio. Con questa scelta dimostriamo la nostra assoluta volontà di non portare bandiere di parte, ma di avere un solo e chiaro obiettivo: migliorare la sicurezza nella nostra città».
Le dimissioni di Malignani
Il vero fulmine a ciel sereno, in ogni caso, è arrivato a stretto giro di posta con le dimissioni di Malignani dalla presidenza di Udine Sicura e in aperta polemica con Speranza, ma anche con il resto del suo (ormai ex) Comitato. «Non posso condividere le affermazioni e l’approccio del signor Speranza – ha spiegato – sulla manifestazione. Pur essendo d’accordo sulla necessità di un’iniziativa per la sicurezza, avrei voluto che non fosse una “manifestazione contro”, bensì qualcosa di costruttivo auspicando anche la presenza del sindaco e facendo del numero dei partecipanti lo strumento per raggiungere i risultati desiderati ed esposti in sei punti».
Questo, evidentemente per Malignani, non è avvenuto. «Quando Speranza parla di ultimatum alle istituzioni – ha continuato – per ottenere in poche ore le sue richieste e parla di scatenare invasioni (di cosa?? di Gaza? Dell’Ucraina? Della Polonia? Di Udine?) e allo stesso tempo il Comitato da me presieduto lo appoggia, si crea un problema etico per me non risolvibile: non è questo il mio modo di affrontare i problemi, tanto più se gli argomenti sono delicati come quello in questione, quindi non posso in nessun modo approvare l' appoggio e la promozione a questa manifestazione».
Non soltanto, però. «Avendo ravvisato in Speranza, che ho incontrato in Questura, la volontà di “accendere” la piazza – ha sostenuto - in un modo che potrebbe essere considerato un incitamento alla violenza, non posso che allontanarmi ancora più da questa iniziativa, anche perché non voglio che gli aderenti al comitato, che la pensano come me si espongano in una manifestazione che potrebbe non rivelarsi tranquilla».
Tutte ragioni, queste, che hanno portato Malignani «a rassegnare le dimissioni con effetto immediato dalla carica di presidente di Udine Sicura: mi dispiace che questa storia si concluda così, ma non mi sento di appoggiare una manifestazione che comincia con queste premesse».
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