Cancro e cure: Tirelli contro Vasco

Il primario del Cro critica le dichiarazioni della rockstar: «Non mi curerei, vorrei morire allegro». «Inaccettabile»
20050305 - SANREMO - SPE - FESTIVAL CANZONE ITALIANA; VASCO ROSSI - Vasco Rossi si esibisce sul palconscenico del Festival di Sanremo nella serata finale. CLAUDIO ONORATI/ANSA/JI
20050305 - SANREMO - SPE - FESTIVAL CANZONE ITALIANA; VASCO ROSSI - Vasco Rossi si esibisce sul palconscenico del Festival di Sanremo nella serata finale. CLAUDIO ONORATI/ANSA/JI

AVIANO. Di cancro si muore? E’ vero, certo, ma di cancro si può guarire, «con» il cancro si può convivere, e «dal» cancro si può sopravvivere a lungo. E per queste tre ultime “verità” che Umberto Tirelli, primario di oncologia medica al Cro di Aviano, “sgrida” Vasco Rossi, il grande cantautore italiano che nei giorni scorsi aveva dichiarato: «Se avessi avuto un cancro non mi sarei curato. Antidolorifici ai Caraibi, ecco quello che avrei fatto. Perché non voglio soffrire, voglio morire allegro».

Queste le parole di Vasco contestate dal medico. «Affermazioni - dichiara Umberto Tirelli - che sono in forte contrasto con la realtà - perché anche se questa potrebbe essere solo una sua considerazione personale, visto il personaggio pubblico, è un invito a molti pazienti a non essere trattati ed eventualmente guariti dalla loro malattia oncologica e senza, tra l’altro, rispetto e una parola di conforto per tutti coloro che oggi stanno affrontando questa terribile esperienza personalmente o con una persona cara e fra i quali ci sono sicuramente molti dei suoi fan».

«Ogni giorno lavorativo in Italia - prosegue il direttore del dipartimento di oncologia medica del Cro - a circa un migliaio di nostri connazionali viene fatta una diagnosi di cancro, per circa 250 mila nuovi casi di tumore l’anno, dei quali circa diecimila in persone al di sotto dei 40 anni. In Italia – prosegue Tirelli - vi sono oggi due milioni e duecento mila persone che vivono con il cancro e, di queste, circa 1.285.000 sono lungo sopravviventi, possono cioè essere considerati guariti con una spettanza di vita identica a quella della popolazione generale senza cancro. Quanto riferito pertanto da Vasco Rossi, pur rispettando la sua personale visione del problema, non si può assolutamente accettare come un eventuale consiglio a chi è affetto da una patologia oncologica.

Tra l’altro i Caraibi, oltre a non essere alla portata di molti pazienti, a differenza di Vasco Rossi, farebbero fatica a contenere le oltre 2,2 milioni di persone che oggi in Italia sono affette da tumore». «Un cattivo maestro per quanto riguarda la droga e un pessimo maestro per quanto riguarda l’oncologia: questo è Vasco Rossi - è il duro giudizio di Tirelli -, pur essendo un grande autore e un eccellente cantante. A ognuno però i propri ruoli: sconfinare dalle proprie conoscenze ed esperienze può essere dannoso per gli altri. Comunque, un augurio che la sua malattia, qualunque essa sia, guarisca con i trattamenti in atto. Anche Vasco Rossi è infatti un paziente».

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