Campagna vaccinale, la testimonianza: «A un ottantenne chiedono di scaricare il consenso»

Il 10 febbraio mi sono presentato in una farmacia per prenotare la vaccinazione. Ho scoperto che la farmacia doveva essere abilitata alla prenotazione, e non è stato facile trovarla, ho dovuto fare diverse telefonate; perché sul sito dell’azienda sanitaria o della regione non c’era l’elenco delle farmacie abilitate?
Ho ottenuto l’appuntamento per la vaccinazione dopo più di un’ora di coda all’esterno della farmacia, questo perché in farmacia il computer si bloccava continuamente. Immagino che la cosa dipendesse dal grande numero di contemporanee prenotazioni, facilmente prevedibile; perché gli informatici competenti non ne hanno tenuto conto? In farmacia è stato sufficiente presentare la tessera sanitaria; perché sono stato costretto a presentarmi di persona - come mi era stato detto - con tutti i rischi che la cosa comporta nella situazione attuale? Non poteva bastare che io telefonassi alla farmacia per comunicare il numero della mia tessera sanitaria? Nel documento di prenotazione che la farmacia mi ha consegnato c’è scritto: «Presentarsi con il consenso “Pfizer” compilato scaricato dal sito Asufc». Perché il modulo non me lo ha fornito la farmacia? Si pensa che tutti gli ultraottantenni siano in grado di operare al computer?
Comprendo benissimo quanto l’operazione in discorso sia complessa; proprio per questo andava programmata nel massimo dettaglio e portata per tempo a conoscenza degli utenti.
Buon lavoro a chi è sul campo.
Claudio Funes Nova
Udine
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