Calendari e body sushi. «Così si favoriscono i soprusi sulle donne»

PORDENONE. Ragazze seminude stese su un bancone con appoggiati sul corpo pezzi di sushi; donne che rivendicano la pordenonesità con le grazie sul calendario; in vetrina modelle viventi per promuovere gli ultimi capi di moda. Tendenza voyeuristiche con un comune denominatore: le donne. Scelte che non vanno giù alla Cisl che, attraverso Luciana Fabbro, segretario Ust-Cisl, denuncia quanto sta avvenendo in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
«Se una donna adulta - esordisce - decide di posare nuda per un calendario, e lo fa come scelta consapevole, e riceve un compenso regolare e dignitoso non c’è nulla di cui indignarsi. Peccato che viviamo in un Paese dove ogni cosa che riguarda il corpo delle donne, dal posare nude all’indossare abiti scollati, al camminare da sole per strada, viene ancora interpretato come una provocazione, un invito all’uso e all’abuso. Peccato che questo “pensiero malsano” di cui è permeato il nostro tessuto sociale abbia intaccato nel tempo i pensieri di giovani ragazze e ragazzi inducendo molti di loro ad avere scarso rispetto di sé stessi e degli altri».
L’esponente del sindacato dichiara di non riuscire a essere indifferente rispetto «ai calendari, al body sushi e alle modelle viventi. Non abbiamo sviluppato sufficiente cultura del rispetto per impedire disparità e soprusi. Infatti siamo al 71° posto nella classifica mondiale delle disuguaglianze di genere».
Da qui la necessità di mettere in campo azioni per favorire l’occupazione femminile, l’efficienza dei servizi, la cultura del rispetto. «Oggi le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità - denuncia la Fabbro - nella maggior parte dei casi sono costrette a dimettersi e se non lo fanno entrano nel tunnel delle umiliazioni e vessazioni continue che, dopo averne compromesso la salute psico-fisica, le inducono comunque a lasciare il lavoro. Sono 100, a esempio, le donne seguite dal punto di ascolto antimobbing della Cisl. La crisi ingigantisce i problemi e accentua le differenze.
Le famiglie dopo aver svolto il ruolo di ammortizzatori negli anni scorsi, ora sono costrette sempre più a rivolgersi ai servizi sociali dei comuni: si parla di 4 mila 500 richieste di aiuto contro le 3 mila 600 di un anno fa e circa 2 mila all’inizio della crisi. E quando ai disagi sociali si aggiungono quelli economici l’aumento delle violenze domestiche è la prima conseguenza. Se aggiungiamo le oltre 100 donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno appare evidente che i numeri della violenza sono enormi: femminicidio, stalking, violenze domestiche, mobbing, dimissioni estorte, penalizzazioni retributive e molestie sessuali».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto