Buco da 18,5 milioni alla Danieli condanna per l’ex tesoriere

Condannato per corruzione tra privati l’ex tesoriere della Danieli & C officine meccaniche di Buttrio, Maurizio Mian, 48 anni di Gorizia, accusato di aver creato al gruppo un buco di 18,5 milioni di euro.
La sentenza su un processo nato come costola dello scandalo milanese della banca Italease è stata pronunciata ieri davanti al tribunale di Udine riunito in composizione collegiale (presidente Carla Missera, a latere Emanuele Lazzaro e Matteo Carlisi) che ha condannato Mian a 3 mesi di reclusione (pena sospesa) in continuazione con la condanna a 1 anno e 7 mesi e 10 giorni di reclusione già inflitta dalla Corte d’appello di Milano, e 300 euro di multa più 500 mila euro di provvisionale e danni di parte civile da liquidarsi in separata sede.
Prima in Italia. Secondo Maurizio Miculan, avvocato di parte civile della Danieli, si tratta «di una sentenza per certi versi storica, prima in Italia nel suo genere e destinata a fare giurisprudenza». E aggiunge «grande soddisfazione per aver visto integralmente accolte le nostre richieste. Al di là dei pur rilevanti aspetti economici della vicenda – chiarisce il legale – quello che più gratifica è aver visto accogliere la tesi della sussistenza del reato di corruzione tra privati su cui tanto ci siamo spesi. Onore al merito di un pm preparato e di un collegio che ha condotto con equilibrio e attenzione un dibattimento lungo e complesso, intriso di non semplici tecnicismi, pervenendo a una sentenza che rappresenterà certamente un precedente importante per il futuro».
I derivati. Al centro del procedimento c’era una dozzina di contratti stipulati fra il dicembre 2003 e il giugno 2004 con Italease per Interest rate swap, contratti a termine iscritti nel bilancio societario del 30 giugno 2004 per un valore nozionale di 416 milioni di euro che già allora avevano un mark to market, negativo di 11 milioni di euro salito fino a oltre una trentina di milioni nel giugno 2006 quando l’azienda avrebbe transato chiudendo con una perdita a 18,5 milioni di euro.
La provvigione. Secondo l’accusa rappresentata dal pubblico ministero Marco Panzeri, l’ex tesoriere della Danieli, all’insaputa dei vertici dell’azienda, avrebbe stipulato i contratti spartendosi lauti compensi con alcuni alti dirigenti di Italease con il metodo dell’1 per cento. In pratica di volta in volta veniva individuato un falso mediatore per la vendita degli Irs cui veniva corrisposta una provvigione pari all’1 per cento del valore nozionale. Soldi che sarebbero state 5 o 6 persone a spartirsi. Così facendo, Mian, secondo l’accusa, avrebbe intascato almeno mezzo milione di euro. Da qui la quantificazione della provvisionale, oltre alla quale l’avvocato della Danieli aveva chiesto un risarcimento di 13 milioni di euro.
Corruzione. Dalla originaria accusa di infedeltà patrimoniale il pubblico ministero Marco Panzeri ha proposto in alternativa l’accusa di corruzione fra privati, rimettendo la scelta al collegio che ha optato per la seconda ipotesi. Quindi nella sua requisitoria ha formulato una condanna a 3 anni di reclusione e il sequestro conservativo dei beni. Sostenendo che Mian è stato già giudicato a Milano per gli stessi fatti, l’avvocato Ceresi aveva prima sostenuto l’improcedibilità dell’azione, quindi chiesto l’assoluzione del suo assistito perché il fatto non sussiste.
Il filone milanese. Ad avere un peso notevole sull’intera vicenda è stato l’esito del processo che si è celebrato a Milano dove la sentenza di condanna della Corte d’appello (il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile) a Mian e a quelli che allora erano i vertici di Italease, è divenuta definitiva. Una sentenza di condanna per Mian a un anno 7 mesi e 10 giorni di reclusione e 880 euro di multa. Alla quale ora si aggiunge la pena inflitta dal tribunale di Udine.
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