Il saluto di Bruttini: «Che orgoglio entrare nella storia dell’Apu»

Il pivot lascia Udine per trasferirirsi a Torino. «Anche le storie belle finiscono, in Friuli sono stato benissimo»

Giuseppe Pisano
Il toscano Davide Bruttini saluta il corregionale Sandro Dell’Agnello il giorno della promozione foto petrussi
Il toscano Davide Bruttini saluta il corregionale Sandro Dell’Agnello il giorno della promozione foto petrussi

L’uomo con la valigia se ne va lasciando un bel ricordo e con una promozione in più nel palmares.

Lui è Davide Bruttini, pivot senza fissa dimora che in venti stagioni da senior ha indossato diciassette divise diverse, conquistando la bellezza di quattro promozioni: con Pms Torino, Leonessa Brescia, Virtus Bologna e quella recentissima con l’Apu Old Wild West.

Soltanto Guido Rosselli, nel panorama tricolore, ha fatto meglio con sei. Bruttini, che è sul punto di sposare la causa del Basket Torino allenato da Paolo Moretti, saluta così il popolo udinese.

Siamo al momento dei saluti. Pensieri?

«Quando le storie belle finiscono c’è sempre felicità, oltre a un pizzico d’orgoglio per essere entrati nella storia di una società e di una città insieme a tutto il gruppo. È qualcosa che rimarrà per sempre. C’è anche un po’ di malinconia, perché in Friuli sono stato benissimo: uno dei tre migliori luoghi in cui ho vissuto. Vivo emozioni contrastanti».

Com’è stato questo suo ventesimo anno di carriera?

«Ogni stagione ha qualcosa che ci si porta dietro. Riuscire a centrare una promozione in serie A ora che ho i figli già grandi era un obiettivo che ho raggiunto. Ora però ho voglia di vincere ancora».

A inizio stagione in molti dicevano che lei è vecchio, ma in fin dei conti è stato sempre presente.

«Ripeto quello che ho sempre detto: sorrido se si guarda alla mia carta d’identità e non alla mia carriera. Con l’Apu ho saltato solo una partita. L’importante è avere cura del proprio corpo, inoltre avevo grandi motivazioni: volevo dimostrare di essere ancora competitivo».

Qual è stato il momento più bello per lei a Udine?

«La partita- promozione contro Rimini, perché ho inciso come non ero riuscito nell’ultimo periodo. Volevo dimostrare quanto valgo: sapevo che restando lì con la testa avrei potuto togliermi altre soddisfazioni. Sono stato ripagato, e sia chiaro che non c’è polemica nelle mie parole».

Ha creduto sin dall’inizio alla promozione dell’Apu?

«Quando ho firmato ci speravo, perché vista da fuori l’Apu è una società che ha sempre lavorato bene. Vincere al primo colpo è sempre difficile, ma col duro lavoro ci siamo riusciti e giorno dopo giorno abbiamo preso consapevolezza della nostra forza».

Ha quattro promozioni nel palmares. Qual è la più bella?

«Difficile scegliere. La prima a Torino è stata bella: la prima è sempre la prima. A Brescia sono stato più protagonista, quella con la Virtus è stata una bella rivincita dopo che lasciai Brescia per i rapporti incrinati. A Udine è stata una promozione fantastica per tutti i motivi che ho citato».

Nell’intervallo lei infilava sempre la maglia della salute. Scaramanzia?

«No, è solo che io ho un’intensa sudorazione: la indossavo per non raffreddarmi troppo».

Come vede l’Apu in serie A?

«Spero faccia bene. Sono fiducioso, a Udine c’è una struttura all’altezza».

Un saluto alla gente udinese?

«Un grazie enorme a tutti per l’accoglienza riservata a me e alla mia famiglia. Spero che ci si possa rivedere presto». 

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