Bravo: Spangaro era come un fratello

Le strade di Giovanni Spangaro, il “Teribile” della lotta partigiana diventato in seguito uno dei pionieri dell’imprenditoria friulana, e di Gianni Bravo, ex presidente della Camera di Commercio di Udine, si intrecciano nel 1956, alla Tonutti di Selvis di Remanzacco. E da quel momento non si separano più disegnando qualcosa che con il passare del tempo è diventata un’amicizia profonda perché quando si chiede a Bravo di tracciare un ricordo personale e caratteriale di Spangaro questi risponde che «di mio fratello potrei parlare per ore intere».
Eh sì perché nell’Italia d’inizio anni ’50 il “Teribile” è in Sardegna per la Rizzani, mentre Bravo lavora al servizio di Gino Tonutti in Friuli. Fino a quando all’ex numero uno della Cciaa non arriva un’offerta, irrinunciabile, da parte di una multinazionale. E chi è chiamato a sostituirlo a Selvis? Proprio Spangaro. «Lo conobbi in quegli anni – racconta Bravo – e per certi versi direi che posso avergli insegnato più di qualcosa visto che alla Tonutti, prima del mio addio, gli ho fornito i rudimenti del mestiere necessari per prendere il mio posto in azienda». Da lì alla collaborazione industriale vera e propria il passo e breve. «Nel 1963 – continua – io, lui, Gianpietro Borgnolo e, in seguito, Renato Foi prendemmo in mano le redini della Vetroresina, nata da una costola della Restel, prima che Spangaro sbarcasse anche in Giappone». Sì, perché l’ex industriale carnico nel 1988 lascia la presidenza della società – dopo averla ceduta al gruppo Sarplas – prendendo in mano, ricorda ancora Bravo, «una fabbrica giapponese che collaborò quasi immediatamente con la Mitsubishi» e iniziando una nuova avventura alla guida della Misa: un’azienda che in poco tempo è diventata leader in Italia nella distribuzione di memory cards, partner delle principali multinazionali del settore e che continua ad essere guidata dal figlio Michele. E sul lavoro, Spangaro, si è portato dietro quell’impronta partigiana e carnica che lo ha caratterizzato in giovinezza.
«Era un personaggio profondamente determinato – spiega Bravo –: per lui non esisteva una risposta negativa. Quando si metteva in testa una cosa non c’erano alternative a quella di trovare una soluzione per portare a casa il risultato. Non c’era verso di farlo ragionare e, secondo me, questo aspetto del suo carattere rifletteva quell’animo prettamente carnico – oltre agli anni della Resistenza – che non lo ha mai abbandonato». Un modus operandi, però, che gli ha permesso di cogliere in vita enormi successi. «La cartina tornasole – conclude l’ex presidente della Cciaa cittadina – è rappresentata dalla sua vicepresidenza all’associazione industriali. Ci sono stati, quasi sempre, numeri due che non hanno lasciato il segno. Lui no. Giovanni ha portato all’interno del gruppo un vento di novità non comune e positivo per tutto l’ambiente. Certamente non tutti gradivano il suo modo di fare, sbrigativo al massimo, ma su una cosa credo che nessuno possa obiettare nulla: era una persona che quando si poneva un obiettivo lo raggiungeva. Sempre». Le esequie di Spangaro, che lascia la moglie Loretta Tonon e il figlio Michele, saranno celebrate oggi alle 12 nella chiesa di San Marco a Udine.
Mattia Pertoldi
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto