Botte e pugni in campo nel giorno del “fair play”, arriva la polizia a fermare la rissa
Degenera la sfida tra Keepfit e Mereto (3ª categoria). Botte e insulti: arriva la polizia. In settimana alcune società giovanili aveva chiesto ”bon ton” a genitori e tifosi

Rissa in campo durante una partita di calcio, arriva la polizia a fermarla
Botte e sberle sul campo da calcio, partita sospesa e accertamenti da parte della polizia, chiamata per riportare la calma.
Domenica al campo sportivo Centazzo di via della Roggia era in programma la partita di recupero di Terza categoria tra Keepfit e Mereto – match valido per il girone B –. All’improvviso, dopo un intervento deciso, gli animi si son scaldati: sono volati spintoni e insulti. L’arbitro ha deciso di sospendere la gara, ma la discussione è degenerata. Nessuno, a quanto si è saputo, è rimasto ferito in modo serio, né ha avuto bisogno di cure mediche. Non sono scattate nemmeno denunce, ma per rasserenare gli animi, come detto, si è reso necessario l’intervento di una Volante. Quando sono arrivati gli agenti il clima era ancora incandescente.
La Digos sta raccogliendo gli atti per valutare con precisione i contorni della vicenda. Gli investigatori attendono il referto arbitrale. Bisognerà capire esattamente chi si è azzuffato e per quale motivo e se nel parapiglia sono rimaste coinvolte anche terze persone. Nel peggiore dei casi i protagonisti della zuffa rischiano il Daspo, ossia quel provvedimento amministrativo che vieta l’accesso ai luoghi in cui si svolgono le manifestazioni sportive.
E dire che quella di domenica è stata, su diversi campi giovanili, la giornata del fair play. In settimana le società di calcio avevano chiesto a tifosi e genitori maggiore senso etico, per favorire anche l’operato degli arbitri. Lo spettacolo offerto sul campo di via Centazzo è tutt’altro che un bell’esempio: Udine Keepfit Club e Mereto hanno mostrato l’altra faccia brutta dello sport, la mancanza di rispetto per l’avversario.
E, su whatsapp è diventato virale anche il video realizzato da qualche supporter in cui si vede un calciatore a terra, si sentono tifosi che inveiscono avvicinandosi alla recinzione che separa gli spalti dal rettangolo di gioco con frasi a dir poco galanti e, poi, si assiste a un parapiglia nell’area vicina agli spogliatoi. «È un peccato che la partita sia finita così – spiega il dirigente del Keepfit, Bernard Kofi Tweneboah, squadra composta da ghanesi –. Il razzismo non c’entra – aggiunge –. Purtroppo l’arbitro non ha avuto il controllo della gara. Forse non ha estratto qualche cartellino, altrimenti tutto sarebbe rientrato nella normalità. Così la situazione è degenerata al primo scontro duro: un nostro giocatore è stato colpito al volto – continua Tweneboah – e da lì si è scatenata la rissa. Fin lì l’incontro era stato molto maschio. Sin dall’inizio ci sono state entrate molto dure. La tensione era palpabile nell’aria».
In palio c’erano punti pesanti: Keepfit – Mereto valeva un posto per i playoff «ed entrambe le squadre avevano una gran voglia di vincere», dichiara lo stesso Bernard Kofi. Di certo nessuno avrebbe mai pensato a un simile epilogo. «Da parte nostra – aggiunge il dirigente accompagnatore della formazione ghanese – chiediamo scusa per quanto è accaduto perché è stato uno spettacolo poco edificante per gli spettatori e per questo gioco che tanto amiamo. Ma noi non siamo dei violenti. Abbiamo iniziato un progetto iscrivendoci al campionato di Terza categoria e lo continueremo il prossimo anno».
Getta acqua sul fuoco anche Michele Toppano, presidente del Mereto. «Sarà il giudice a prendere i provvedimenti - afferma -. Noi ci confronteremo con i nostri ragazzi e vedremo il da farsi. Purtroppo la partita è stata dura fin dall’inizio e forse è mancata qualche regola che una società di casa dovrebbe garantire. Mi è stato riferito che alcuni spettatori sono anche scesi in campo. C’è stata un po’ troppa esuberanza da parte di qualcuno e l’arbitro si è lasciato sfuggire di mano l’incontro». Comunque, un pessimo esempio.
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