Bonifiche, Menchini in commissione «Laguna inquinata da oltre 50 anni»

SAN GIORGIO DI NOGARO. Lo scorso giugno, la Commissione parlamentare d’inchiesta per attività illecite collegate al ciclo dei rifiuti aveva organizzato una missione in Friuli, per fare il punto sullo stato di salute della regione e, in particolare, delle aree dell’ex Caffaro di Torviscosa e della Ferriera di Servola. Ieri, l’attività è proseguita a Roma, dove l’ex commissario delegato del Sin della laguna di Marano e Grado, Gianni Menchini (in carica dal 2009 al 2012), ha partecipato all’audizione cui era stato invitato per relazione sull’emergenza socio-economico e ambientale che il Governo lo aveva incaricato di gestire.
La stessa diventata poi oggetto dell’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, che la Procura di Roma - subentrata a quella di Udine per competenza territoriale - ha contestato proprio a lui e ad altre 25 persone, tra cui i suoi due predecessori e l’allora direttore generale del ministero dell’Ambiente, Giancarlo Mascazzini. Tutti accusati di avere bluffato sull’emergenza «al solo scopo di ottenere e spartirsi le decine di milioni di euro pubblici erogati per la bonifica».
Con la proiezione di 46 immagini, Menchini ha ripercorso davanti alla commissione la storia dell’inquinamento da mercurio della laguna friulana, «datata oltre 50 anni fa», e delle correlate vicende amministrative e giudiziarie, «dal 1965, con la prima sentenza a carico della Saici (oggi Caffaro), al 2012, fine dello stato di emergenza». Fu proprio il riconoscimento dello stato di emergenza «a consentire di considerare i sedimenti in quanto tali e non come rifiuti», ha ricordato Menchini. La prova «dell’inquinamento dei sedimenti lagunari “da mercurio e suoi composti”» stava nelle carte: «atti scientifici a livello regionale e nazionale e plurimi provvedimenti giudiziari – ha spiegato –, tanto che nel 2011 la Regione aggiornò il “Piano di bonifica dei siti inquinati” del 1995, che già allora aveva considerato sito potenzialmente inquinato la laguna, prevedendo espressamente “la bonifica dei sedimenti che risultano contaminati”, con parere favorevole di Ass2 e nulla osta di Arpa Fvg».
Quanto alla Caffaro, Menchini ha rispolverato la sentenza del gup di Udine che, nel 2009, condannò il gruppo dirigente, anche per evidenziare come fu proprio lui a redigere il progetto di risanamento ambientale e, nel 2011, «la variante in riduzione che consentì la restituzione agli usi legittimi della macroarea7, l’unica a oggi – ha aggiunto – a essere stata svincolata dal Sin».
A Roma, con lui c’era l’avvocato Rino Battocletti, che nella memoria difensiva depositata in Procura aveva «dettagliatamente evidenziato le contraddizioni emerse fra le dichiarazioni rese dai tecnici durante l’audizione con i pm di Udine e Roma e quanto scritto negli atti formulati sul caso in precedenza e in più occasioni». Il legale ha quindi invitato il pm «a verificare il rispetto dell’obbligo di verità imposto alle persone in sede di sommarie informazioni».
Nel frattempo, però, a complicare il caso è sopraggiunto un piccolo giallo. Con la discovery degli atti processuali, la difesa si è ritrovata nelle mani il decreto di archiviazione dall’ipotesi della truffa che il gip di Udine aveva disposto per Menchini già nel novembre 2013. «Nonostante l’archiviazione – ha osservato Battocletti –, per questo titolo di reato, che rappresenta l’architrave dell’inchiesta, ci è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. È evidente come, a questo punto, potremmo eccepire causa di inutilizzabilità di tutti gli atti successivi al provvedimento e di nullità dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio».
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