«Bolzonello non voleva Pramollo»

RAVASCLETTO. L’incontro lo avevano sollecitato subito dopo le elezioni dello scorso aprile. Si sentivano nel limbo, quelli della Promotur. Temevano per il loro futuro. Sentivano puzza di bruciato, pardon, di semplificazione e di revisione degli organigrammi.
E, soprattutto, non sapevo quali fossero le intenzioni della Regione e della nuova governance di centrosinistra rispetto alla partecipata. L’ok al summit era arrivato dal nuovo assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Bolzonello. Eravamo a metà giugno o giù di lì.
Attacco al “carrozzone”. «Ricordo – sono le parole di Pietro Morassi, vice presidente di Promotur – che l’assessore fu determinato, risoluto. Ci disse a chiare lettere che Promotur era un carrozzone che si sarebbe dovuto chiudere e immediatamente dopo gettata la chiave. Fu un esordio che non lasciò dubbi. E ricordo pure che dopo queste parole aggiunse che stava per riferirci una bella notizia. E cioè che lui aveva bloccato il progetto del Pramollo».
Così, quando pochi giorni fa la presidente della Giunta regionale, Debora Serracchiani, ha annunciato il via libera alla delibera alla pubblica utilità dell’opera (circa 82 milioni) in tanti, come Morassi, si sono detti: “ma come...”? Eppure, l’incertezza ci sta quando le decisioni afferiscono alla politica. Anche perchè il primo ok della Regione a Pramollo garantisce nulla.
Carnia come Cenerentola. Ma altri rappresentanti della maggioranza regionale hanno rassicurato sul fatto che «la pubblica utilità l’abbiamo concessa, ma poi metteremo tanti di quei paletti...”. Già, i paletti. Quelli per bloccare davvero l’opera del Pramollo.
O quelli per rassicurare la Carnia che si sente un po’ la Cenerentola della montagna? «Diciamo – è il parere di Giorgio Polo, ex titolare dell’hotel La Perla, di Ravascletto – che la Valcanale-Canal del Ferro politicamente ha sempre contato più di noi. Forse siamo più divisi. O forse è colpa di un territorio vasto e meno omogeneo. Tuttavia, non ho alcun pregiudizio nei confronti dell’opera del Pramollo. Solo che...».
I tanti dubbi sull’opera. Soltanto che la Carnia, i suoi rappresentanti politici, ma soprattutto i suoi operatori economici sostengono che la disparità con Pramollo nella fattispecie diventerebbe evidentissima.
«Se la Regione – afferma Mauro Löwenthal, titolare dell’albergo l’Oasi di Arta Terme – avesse a disposizione una somma di tot milioni per una decina d’anni, si dovrebbe provvedere a interventi su tutti i 5 Poli turistici. Insomma, non possiamo dimenticare che lo Zoncolan aspetta ancora il completamento. Ricordo che mio figlio (Giacomo, campione di freestyle, deceduto la scorsa estate, ndr) mi ripeteva sempre con disappunto che riteneva assurdo che per allenarsi molti atleti fossero costretti ad andare in Austria o in Svizera. Vede, senza criticare il progetto del Pramollo mi pare opportuno ricordare che lo Zoncolan è sfruttato per un quarto della sua potenzialità».
Il nodo dei posti letto. Pietro Giacomo De Infanti, che gestisce l’hotel Bellavista, di Ravascletto, per commentare il progetto del Pramollo si affida a una metafora. Dice: «A me hanno insegnato che prima di costruire una casa nuova, bisogna sistemare quelle che ci sono. E le case su cui intervenire ci sono, eccome».
De Infanti non entra nel merito del progetto poichè ritiene che chi lo ha avallato «abbia avuto le sue buone ragioni dopo averlo valutato attentamente. Ma in realtà il vero nodo è quello dei posti letto. Non avessimo il turismo dell’Est, che garantisce il lavoro negli alberghi durante la settimana, saremmo tutti in affanno perché il pendolarismo non ci aiuta. Per questo non vorrei che Pontebba pensasse di risolvere i suoi problemi con questo impianto. Se uno va a sciare sul Pramollo, dopo dove va a dormire...»?
Quel progetto nel cassetto. Nessuno attacca Pramollo. Nessuno ha parole dure nei confronti della Regione. Ma i dubbi restano. E chi difende il polo dello Zoncolan, ricorda che tra i 5 di Promotur è l’unico che fa cassa. E allora rispunta il progetto che fu presentato un paio di anni fa all’ex presidente Tondo. Era i progetto del polo dello Zoncolan che prevedeva io collegamento tra Arta e lo Zoncolan, attraverso il Monte Dauda, appunto con una serie di impianti e di piste.
«Un progetto – sottolinea Morassi – che avrebbe, tra le altre cose valorizzato i 1.200 posti letto di Arta Terme. Detto in termini molto pragmatici: qui i posti letto ci sono; a Pontebba, no». Il costo di quell’impianto era pari a quello del Pramollo: circa 80 milioni di euro. E ancora. Si tratta di un progetto che riprendeva un vecchio studio degli anni ’40 che prevedeva l’impianto di risalita da Arta al monte Dauda, progetto che era stato approvato e che poi per diversi motivi finì nel dimenticatoio.
Il mea culpa sul turismo. Due annni fa il progetto aveva ottenuto l’assenso dei sindaci (Arta, Sutrio, Cercivento, Ravascletto, Comeglians, Ovaro, Lauco) e dei cittadini. Le potenzialità strategico-turistiche di quest’area – dicono gli interessati - sono perlomeno pari se non superiori a quelle della Val Canale-Canal del Ferro. Per questo, l’ok al Pramollo è stato vissuto come una sorta di schiaffo morale.
«Ma il problema vero – aggiunge Sergio De Infanti, titolare dell’albergo Pace alpina – è che ci sono pochi sciatori in Fvg, il bacino è piccolo e l’utenza è addirittura calata. Non ce l’ho né con l’Austria, né con il Pramollo. Il problema è più complesso. E riguarda anche il nostro ritardo culturale nel sapere fare turismo». De Infanti è stato il primo maestro civile di sci della Carnia. «Ora di maestri ce ne sono una trentina – insiste – ma nessuno di loro ha investito o ha creduto nel turismo». Come dire che il mea culpa dovrebbe essere di prassi.
L’ossigeno dall’Est. De Infanti ricorda che tanti anni fa gli dissero che lo sci sarebbe diventato sport di massa perché sarebbe costato sempre meno.
«Non è andata così – chiosa – perchè lo sci costa sempre più e la crisi ha fatto il resto. Fortuna che ci sono slovacchi, cechi, ungheresi, croati che garantiscono importanti presenze durante la settimana. Diversamente... Mah! Pramollo o non Pramollo».
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