Bimbi “nativi digitali” internet può essere una opportunità Il vero nemico è la tv

Se ne è parlato alla scuola Bellavitis con due docenti universitari «I primi a sapere usare uno smartphone devono essere i genitori»



La prima sfida da affrontare per i genitori di oggi è quella del digitale e di quando e come lasciare che i figli «prendano a ditate» smartphone e tablet. Una sfida di fronte alla quale gli adulti partono in ritardo, come «immigrati digitali» contrapposti a bambini «nativi digitali». Se ne è parlato in un incontro alla scuola secondaria di primo grado Bellavitis, organizzato dal comune di Udine in collaborazione con la cooperativa Aracon e l’associazione Get Up. A trattare il tema di fronte a tanti genitori preoccupati di vedere i loro figli passare le giornate su internet, c’erano due docenti del corso di laurea in Scienze della formazione dell’università di Udine, Francesca Zanon e Stefano Pascoletti. «Tra figli e genitori c’è una differenza di apprendimento e di linguaggio – afferma Zanon – il bambino oggi è multi-tasking, studia e si relaziona in un modo che l’adulto non conosce: mia figlia di 7 anni parla di “spoiler” e di “customizzare la bambole”».

Tuttavia, questa iniziale incomprensione non deve spaventare: smartphone e tablet possono trasformarsi in un’opportunità, se usati nel modo corretto. D’altro canto i “nemici” rimangono quelli di un tempo: secondo l’Istat, il 57 per cento dei bambini passa gran parte della sua giornata giocando ai videogame, mentre il media più utilizzato è sempre la televisione. «Questa non è una buona notizia – spiega Zanon –, tendiamo a dare poco peso alla tv, senza accorgerci che si tratta del mezzo più passivo e dunque più pericoloso: il bambino impara facendo». Qui risiede il principale pregio del digitale: app e comunicazione via smartphone possono aiutare l’apprendimento, sviluppando pensiero intuitivo e capacità di problem solving. «È sbagliato dire che il digitale distrugge la soglia di attenzione – ribadisce la docente – dobbiamo dare il giusto peso alle cose e non demonizzare».

Eppure spesso ad avere la meglio è la paura dei genitori alla continua ricerca di sapere dov’è il bambino e cosa fa mentre usa uno smartphone. Tuttavia, mentre l’utilizzo della rete degli adulti è «obsoleto e ingenuo», i bambini migliorano ogni giorno: riusciranno sempre a vincere le barriere innalzate da un genitore. «Per questo bisogna puntare non sul controllo, ma sulla formazione dei figli – spiega Pascoletti – e qui casca il palco: il vero problema è che il genitore spesso non conosce il mondo digitale. Non possiamo dar loro una macchina e pretendere che imparino a guidare da soli». A chi gli chiede come si insegni a un bambino il corretto uso del digitale, Pascoletti risponde sicuro: coinvolgendolo nelle scelte in maniera progressiva. «È importante mostrare come noi utilizziamo un social, come facciamo una ricerca su Internet. Dobbiamo coinvolgerli e lasciarci coinvolgere». Smettere di considerare il digitale come un babysitter davanti a cui “parcheggiare” i bambini – spiegano gli esperti – è già un primo passo. Cui devono seguire alcune regole d’oro: smartphone mai prima dei due anni e mai da soli, porre un limite di tempo al suo utilizzo, spiegare al bambino come funziona e giocarci assieme, proporre delle giornate “disconnesse” per tutta la famiglia, avere maggior fiducia nella scuola e nei nuovi metodi di didattica inclusiva basata sul digitale. L’incontro era il secondo di una terna di eventi dedicata ai genitori della scuola primaria. Il prossimo si terrà sempre alla scuola E. Bellavits domani, alle 17. 30, e avrà per tema le «sfide» dei bambini. –



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