Bestemmia sul palco Proteste al teatro Verdi

Una cosa è certa: se Antonio Rezza voleva provocare, dividere, indurre a riflettere anche fuori dal palcoscenico, sicuramente c’è riuscito. A creare un “caso”, infatti, è la bestemmia pronunciata dal palco del Verdi nel corso dello spettacolo andato in scena sabato scorso. Una espressione strumentale allo spettacolo – che ha messo in scena miseria, non solo economica, ingiustizia sociale, rapporti fragili, in un’interazione con il pubblico – secondo parte del pubblico, una violenza gratuita secondo Antonio Claudio Cangemi e Roberto Castenetto. I due, amici e colleghi di scuola – entrambi insegnano al Grigoletti – dopo aver discusso dell’episodio hanno inviato una lettera di protesta chiedendo le scuse pubbliche da parte della direzione del teatro.
«Era proprio necessaria quella bestemmia? – chiedono Cangemi, che era in sala e Castanetto che non ha assistito allo spettacolo ma che è stato turbato dal racconto del collega –. Approfondiva la psicologia del personaggio? Sicuramente no. Una banale, quanto inutile caduta di stile, aggravata dal ritorno dell’attore sull’ “evento” con considerazioni del tipo “Tutto sommato è una liberazione, dai! Gridiamolo tutti assieme». Una provocazione – per altro non accolta dal pubblico – che ha infastidito profondamente i due insegnanti.
E proprio il ruolo di docenti porta i professori a rimarcare due volte il loro disappunto per lo spettacolo promosso agli studenti con biglietti scontati. «Considerato che in sala erano presenti alunni di vari ordini scolastici, preso atto che lo stesso faceva parte del cartellone “Interazioni” proposto annualmente alle superiori, ci chiediamo che tipo di informazioni sono state fornite alle scuole».
Il teatro non si sottrae. Il presidente Giovanni Lessio spiega che la proposta artistica è «chiaramente provocazione. Una proposta portata in scena – in tutta Italia e ovunque con grande successo di pubblico e critica – con una cifra del tutto personale e con la quale vuole sottolineare, anche urticando, determinati problemi della vita contemporanea, fotografare la nostra società».
Secondo Lessio «il teatro come l’arte in genere, è luogo di pensiero e provocazione e dovrebbe avere queste funzioni per innescare, discussioni, confronti, crescita culturale. Il teatro, come anche la scuola e altre attività culturali e formative, non ha certezze, verità o informazioni insindacabili, ma cerca di stimolare il pensiero critico. E in questo contesto convivono, per spettacoli come quello di Rezza, sia il plauso che l’indignazione».
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