Bcc pordenonese punta a nuove intese e si espande in Veneto

Formalizzata l’acquisizione di 6 filiali della Bcc del Veneziano Lorenzon sul credito cooperativo: no a Trento, meglio Roma
Di Elena Del Giudice

PORDENONE. Sei nuove filiali (Caorle, Concordia, Eraclea, Pramaggiore, San Donà e San Stino di Livenza) entrano nella Bcc Pordenonese, ma l’evoluzione potrebbe non fermarsi qui. «Ci stiamo guardando attorno per trovare le giuste alleanze non finalizzate a crescere tanto per farlo, ma per proporre servizi a livello industriale efficienti ed efficaci rispetto al momento in cui ci troviamo e alle sfide che dovremo affrontare», è la vision di Walter Lorenzon, presidente della Bcc Pordenonese.

Una necessità, quindi?

«A nostro avviso è diventato un’esigenza l’aggiornare il modello d’impresa delle Bcc, nate oltre cent’anni fa come banche di borgata per dare risposte alle persone che vivevano in quei luoghi. Questo è cambiato e sono cambiati anche i territori, oggi più ampi rispetto ad un tempo».

C’è una dimensione ideale per una Bcc?

«A mio avviso deve essere un istituto proporzionato all’economia che si produce in un territorio».

E quindi i progetti di fusione, alcuni già ufficializzati altri in divenire in Fvg vanno in questa direzione?

«Le Bcc che si stanno fondendo stanno puntando ad una dimensione che sia in rapporto con il loro territorio».

Intanto voi vi state espandendo in Veneto. E’ di oggi (ieri per chi legge) la firma dell’atto per il passaggio delle 6 filiali della Bcc del Veneziano alla Pordenonese, che raggiunge così le 35 filiali in tre province.

«E’ una bella operazione, me lo lasci dire. Lo è per il territorio che abbiamo acquisito perché aveva bisogno di una banca che abbia voglia di fare in un mercato e in un contesto non semplice. Dimostreremo che una banca del territorio, con qualche arma in meno rispetto ad un grande gruppo, sa e può cogliere le esigenze specifiche delle famiglie e delle imprese e dare loro risposte altrettanto specifiche».

Presidente Lorenzon, non posso non chiederle se avete già un disegno rispetto al futuro, e mi riferisco alla questione dirimente delle due potenziali capogruppo del sistema Bcc.

«Io spero ancora nel gruppo unico, e attendo, come tutti, l’assemblea di Federcasse del 25 novembre, per capire se questa sarà ancora una strada percorribile. Noi abbiamo ancora tre obiettivi: l’unità nazionale, in subordine l’unità regionale e in subordine ancora quella provinciale. Un territorio diviso su capogruppo diverse sarebbe un problema».

Che c’è di vero che una parte delle Bcc regionali guarda al Veneto e, quindi, a Cassa centrale di Trento?

«Non so verso cosa propendano gli altri, a me pare che l’orientamento naturale sia guardare a Roma, con cui operiamo quotidianamente. Dopodiché caluteremo. Di certo non faremo scelte avventate. Ritengo comunque che il duopolio non farà il bene di nessuno. La concorrenza diffusa ha un senso, la divisione in due non produrrà nè efficienza nè efficacia, spaccherebbe un territorio e ciò sarebbe un fallimento».

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