Basta centri commerciali, l'altolà dei sindaci e la preoccupazione per i piccoli negozi

Dall'hinterland udinese arriva l'allarme per la nascita di nuovi ipermercati. Giacomello esclude in futuro ulteriori capannoni in città

«Basta centri commerciali». È il grido dei sindaci dei Comuni dell’hinterland. L’annuncio dell’avvio dei lavori nell’ex stabilimento della Coca Cola in viale Palmanova non è piaciuto a più di qualcuno. «Con l’Uti – promettono i primi cittadini – ci sarà una maggiore programmazione che metterà fine a questa deregulation».

Udine, un altro centro commerciale nell’area dell’ex Coca cola
Udine 9 Marzo 2015. Sito Ex Coca Cola in Viale Palmanova.Telefoto Copyright Petrussi Foto Press - Diego Petrussi


Il crollo dei negozi di quartiere

A preoccupare, infatti, è il crollo dei negozi di vicinato in provincia di Udine. Tra il 2015 e il 2016 le botteghe di quartiere sotto i 250 metri quadri sono calate di quasi 59 unità, da 6.995 a 6.936. Nel Comune di Udine il calo è stato più attenuato e si è passati da 1.394 realtà a 1.389. Tiene invece la grande distribuzione (46 in provincia e 8 in città). I piccoli esercenti già schiacciati dalla crisi devono fare i conti con i colossi e soffrono una concorrenza talvolta spietata. E i sindaci vogliono tutelare anche questa grande fetta di imprenditori.

«No a nuovi capannoni»

Il nuovo insediamento commerciale in viale Palmanova è il quarto in meno di 500 metri e il primo comune a risentirne potrebbe essere Pradamano. Leonardo Piccoli, consigliere d’opposizione di questo Comune, allarga il tiro sulla questione Uti. «Progettare assieme in area vasta per sbagliare meno, mi sembrava un principio assolutamente da condividere della riforma Panontin, ma noto con dispiacere che invece – tuona –, nulla è cambiato nella testa e nella filosofia degli amministratori locali. E questa è la vera sconfitta del sistema: la mancata condivisione degli orizzonti».

Il vice sindaco Giacomello chiarisce. «La delibera era già stata approvata un anno e mezzo fa. Le cubature sono state ridotte. Inoltre la proprietà si impegnerà a costruire una rotonda e a mettere in sicurezza la viabilità. Insomma, si tratta di un investimento anche per la cittadinanza. Non ci saranno effetti devastanti come succede in qualche altro Comune a 500 metri da noi dove ci sono centri commerciali che si stanno allargando a vista d’occhio senza una programmazione». E per il futuro Giacomello promette. «Non sono previste aree di grandi superficie di vendita in città. Non ci saranno nuovi capannoni. Con le Uti ci sarà una maggiore condivisione delle scelte rispetto al passato». Gli unici interventi riguarderanno l’aumento di superficie di vendita del Panorama di viale Palmanova, «ma useranno il deposito e quindi non ci saranno nuove costruzioni e – aggiunge – la ristrutturazione del Lidl di via Cividale».


La situazione negli altri Comuni

Uno dei territori che da diversi anni risente della concorrenza è Pozzuolo. «Il nostro confine è puramente amministrativo – spiega il sindaco Nicola Turello – perché molta gente va a Udine per lavorare e inevitabilmente fa la spesa nel capoluogo. Di conseguenza le piccole botteghe fanno fatica ad andare avanti». Pozzuolo non prevede nell’immediato insediamenti di nuovi centri commerciali. L’area ex Cogolo è stata bonificata, ma a causa della crisi gli investitori hanno rinunciato per ora a una nuova opera. «Comunque – conclude Turello – la questione dei centri commerciali dovrà essere quanto prima esaminata dal tavolo dell’Uti».

Sarà questo uno dei primi compiti dell’assessore alle attività produttive dell’Unione intercomunale del Friuli Centrale, Enrico Mossenta, che è anche sindaco di Pradamano. «La pianificazione – chiarisce – servirà a dare servizi complementari a tutti i comuni coinvolti. Parlo anche di trasporti dove finora il nostro Comune è escluso. La parola d’ordine sarà regolarizzazione e non concentrazione». A Pradamano, prosegue Mossenta, non è prevista anche espansione commerciale «ma artigianale nell’area del Cinecity. Mentre secondo il piano regolatore resta in piedi la destinazione d’uso per la costruzione di un mega centro sportivo nella zona di Lovaria».



Tavagnacco che ha costruito la sua fortuna negli anni ’80 e ’90 proprio sull’espansione dei negozi lungo la Tresemane oggi ha rallentato la corsa. «Non prevediamo nuovi insediamenti – dice il sindaco Gianluca Maiarelli –. Il nostro sistema commerciale si è consolidato e ha raggiunto un certo equilibrio tra il centro e la periferia».


Non fa parte dell’Uti, ma risente della vicinanza con Udine, il Comune di Pasian di Prato. «Questa parte di provincia – commenta il sindaco Andrea Pozzo – è ormai satura di centri commerciali. E sono io a lamentarmi per i miei negozianti. Si rischia di perdere i prodotti locali a causa di questi colossi. Abbiamo sviluppato il paese basandoci sul sociale con la presenza delle scuole, della Nostra famiglia, di una nuova casa di riposo e di un centro di aggregazione giovanile che stiamo per inaugurare. Si vive bene anche senza questi colossi della grande distribuzione e la gente continua a prendere casa qua».


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