Barberio: il Friuli per le cimici è un ristorante a cielo aperto

Il Friuli è «un ristorante a cielo aperto per la cimice marmorata asiatica ed è il territorio dove si è attaccata di più al mondo. Nel giro di due anni potrebbe causare la cessata attività di molte aziende agricole se non ci saranno investimenti importanti per debellarla». Leonardo Barberio, della Commissione agricoltura e foreste della Regione, ha tracciato un quadro poco incoraggiante della situazione durante l’affollata serata informativa organizzata dal Comune sulla gestione dei problemi relativi ai danni alle colture provocati dalla cimice halyomorpha halys, tema introdotto dal sindaco Dino Giacomuzzi.
Il consigliere Barberio ha ricordato quanto espresso nell’audizione a Trieste da Alberto Budai, presidente della Commissione, al fine di far comprendere quanto la Regione stia facendo per debellare il “flagello” della cimice asiatica. Come spiegato dall’assessore regionale all’agricoltura, Stefano Zannier, la Regione continua con la ricerca e la sperimentazione su come fermare questa calamità, continua a dare sostegno indiretto agli operatori agricoli, come per esempio con le reti antinsetto. Tutti gli assessori all’agricoltura delle Regioni colpite hanno inoltrato, a livello ministeriale ed europeo, una richiesta affinché si vada a superare il vincolo del non aiuto diretto alle aziende in quanto la cimice marmorata asiatica è stata inserita fra le calamità assicurabili. Anche se non è composta alcuna polizza in questo settore.
«Gli assessori regionali richiedono che sia riconosciuta la calamità bioptica (cioè biologica) per aiutare le aziende, per riconoscerne il danno al fine di non disperdere capacità, professionalità e reddito – ha spiegato Barberio –. In Regione l’Eesa ha distribuito sul territorio colpito 40 stazioni di monitoraggio, 15 sono le aziende che si sono messe a disposizione. L’unica strada percorribile è la diffusione del parassitoide che si è insediato spontaneamente in zone ridotte. Ci vuole tempo perché si espanda, intanto le aziende muoiono».
«Non possiamo più aspettare», è infatti il grido d’allarme sollevato dagli operatori agricoli presenti all’incontro.
Il sindaco Giacomuzzi ha concluso dicendo che non ci sono soluzioni definitive alla lotta contro la cimice. —
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