Baracetti: «L’Oriente è il nuovo mondo»

Le anticipazioni sul Far East Film Festival 16, a Udine dal 25 aprile al 3 maggio 2014

Mettiamoci subito una data: 25 aprile-3 maggio. Giusto per dare un senso alla nuova agenda 2014. Già viaggia Far East Film Festival 16, con una cinquantina di nuove pellicole immagazzinate e, per ora, sistemate nella casella in attesa di. Oltre duecento ancora riceveranno lo sguardo squadrato e forbito di chi sa giudicare il cinema del presente. A quel punto il cartellone avrà un senso compiuto.

«Ci interessa poco la cinefilia - mette le mani avanti Sabrina Baracetti, presidente Cec e motore a otto cilindri del più cliccato avamposto europeo di cinematografia d’Oriente - è cibo raffinato, certo, ma non sempre offre il significato dell’attimo. Bada all’estetica, l’opera colta, noi invece vogliamo incorniciare il pensiero popolare, siamo affamati di mondo».

La solita tratta Roma-Pechino-Shanghai-Corea-Hong Kong. Tour annuale inevitabile per capire la direzione del vento, i movimenti orientali hanno la frenesia addosso, si svincolano sempre più dallo spirito conservatore, muovono masse, alimentano un’industria pazzesca.

«Il miliardo e trecento milioni di cinesi giustifica gli ottocento film prodotti nel 2013» - spiega Baracetti. «Disgrazie e crisi hanno spento il pur infaticabile nipponico (numero lo stesso alto, seicento titoli), ma non quel maledetto reattore. Loro fanno spallucce nonostante Fukushima non sia per nulla una tragedia sepolta e dimenticata. I giornali allarmano, le scorie radioattive finiscono nell’Oceano e nessuno sa quantificare i danni all’umanità. Comunque, il cinematografo nell’estremo Est è un buon affare che non smette di crescere. Siamo in trattative avanzatissime per portare al festival il blockbuster del 2014, Thermae Romae 2, il cui primo atto è stato uno dei cult di Far East 15.

Se parliamo di parabole ascendenti ci mettiamo dentro la Corea, nemmeno dirlo. «Nel Sud gira abbondantemente il soldo e le produzioni esagerano. Fantascienza e disaster movie trainano il sistema. The Terror Live ha un ritmo americano, d’altronde a Hollywood tutti s’ispirano. È la storia di un giornalista, assediato da un terrorista, costretto a intervenire in diretta tv con una bomba nell’auricolare. Mentre The Flu - dice Sabrina - s’immagina una epidemia di aviaria che si spalma sulla Terra con una violenza tale da compromettere la vita in Estremo Oriente». Qualcosa ci dice che li vedremo entrambi al Giovanni da Udine.

Però sniffano pessimismo cosmico, questi. Pure i filippini galoppano sospinti dal benessere e dal digitale, rimasta l’unica forma di cinema possibile. La pellicola nemmeno te la vendono in negozio.

«Taiwan, poi, è incredibile. Oltre alle facce sorridenti da passeggio, c’è felicità nell’aria mista all’ossigeno, la natura fantastica da sottofondo attutisce il facciamocelo bastare, ottima filosofia esistenziale. Ognuno di questi Paesi ci mette del proprio, voglio dire a parte il fantasy e l’horror, qualunque film svela l’umore contemporaneo. Ai cinesi soprattutto interessa zero esportare la merce, hanno di che arricchirsi in patria. E altrettanto poco importano. Lo sbarramento imposto dalla censura consente un tot di americani l’anno. Fine».

L’avventura Feff cominciò nel 1998 con un ardito numero zero su una panoramica hongkonghese, ricordate? Il fedelissimo, certamente. L’ex colonia britannica è un po’ la capitale dell’action. Chissà se ha conservato la manina felice. «Negli ultimi tempi la Cina sta progettando un’invasione silenziosa. Tant’è che il mandarino è idioma diffuso quanto il cantonese. E ciò, inevitabilmente, condiziona anche il grande schermo, piegato ai diktat dei potenti».

Alla fine della fiera dell’arte occidentale ai mandorlati frega poco. Neorealismo, Nouvelle Vague, la rigorosa Gran Bretagna, la pionieristica Russia, il battagliero Est europeo, niente? «Il nutrimento viene dall’orto di casa. Basta e avanza a saziarli».

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