Banda di bracconieri sgominata due anni fa: in sette sono sotto accusa

Udine, il Noava ha indagato per mesi dopo aver trovato un capriolo agonizzante. I cacciatori delle Riserve coinvolte si sono costituiti contro i trasgressori
Udine 15 settembre 2016. Procura. © Foto Petrussi / Diego Petrussi
Udine 15 settembre 2016. Procura. © Foto Petrussi / Diego Petrussi

UDINE. Una sera di marzo del 2016 una coppia di fidanzatini decise di fare una gita nel bosco. Non cercava un luogo appartato, cercava un capriolo su cui mirare e sparare. In quell’occasione l’obiettivo venne centrato e una femmina rimase agonizzante in un viottolo. L’animale morì qualche ora più tardi.

Tutto avvenne sotto gli occhi degli agenti del Nucleo operativo del Corpo forestale regionale di vigilanza ambientale (Noava), che affiancati da addetti della stazione forestale di Villa Santina e dell’ispettorato forestale di Tolmezzo, portarono a termine con qualche fermo l’operazione.

Allora erano coinvolte diverse persone non tutte sono state perseguite penalmente. Le indagini preliminari hanno consentito di far luce sul codice cifrato usato dai componenti del banda per comunicare tra di loro e di documentare alcune azioni anche con le immagini rinvenute nei luoghi di ritrovo.

La traduzione dei dialoghi intercettati dagli inquirenti hanno richiesto diverso tempo prima che il pubblico ministero, Elisa Calligaris, della Procura di Udine, notificasse la conclusione delle indagini preliminari a sette dei componenti della banda. Le notifiche sono state completate nei mesi scorsi e ora gli avvocati degli indagati stanno mettendo a punto le linee difensive.

L’operazione continua a destare molta rabbia e indignazione tra i soci delle Riserve di caccia di Venzone e Pontebba che si sono costituite parte civile. La prima è stata Venzone che, in quell’occasione, non ha mancato di sospendere, anticipando la scadenza, la caccia al capriolo femmina.

I cacciatori, a larga maggioranza, hanno assunto questa decisione per dare un segnale di correttezza evidenziando il rispetto delle regole. Ancora oggi nessuno se la sente di escludere il possibile collegamento tra la mancata presenza di caprioli registrata allora e l’attività di bracconaggio che era stata appena sgominata.

A seguire anche Pontebba ha intrapreso la stessa strada per tutelare gli interessi e l’immagine della Riserva. —


 

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