Aviano, partono i caccia Usaper i raid di guerra sulla Libia

In azione uno squadrone di F-16 della base Usaf in appoggio ai jet francesi e inglesi
PORDENONE.
La Base protagonista dell’operazione Libia. Se i voli al mattino erano in programma da tempo ieri in serata hanno atterrato i primi caccia rischierati dagli Stati Uniti mentre nella notte sono decollati dall’aeroporto pedemontano diversi jet. In serata era giunto dai vertici statunitensi il disco verde all’operazione, anche ad Aviano.


«Qualche aereo è già arrivato in mattinata, entro due giorni ne arriveranno altri. Statunitensi: non si sa quanti, ma ne sono stati autorizzati diversi». Se al 31° Fighter wing e all’aeroporto italiano Pagliano e Gori le bocche sono rimaste cucite, la conferma dell’operatività della Base di Aviano per la “no fly zone” in Libia è giunta dal prefetto di Pordenone, Pierfrancesco Galante. Del resto sono stati diversi testimoni oculari a raccontare di aver visto atterraggi di aerei al mattino e, dopo una pausa pomeridiana, dalla serata, in una giornata, quella del sabato, che di norma non annovera movimenti di velivoli. In mattinata, nello specifico, sono giunti dalla Germania due C130 e un C17 americani per spostamenti pianificati da giorni: si tratta di aerei da trasporto in supporto a una cinquantina di parà americani che giungeranno da Vicenza ad Aviano in pullman per esercitazioni nella zona del Dandolo.


Dal tardo pomeriggio, in serata e nel corso della notte, sulla pista di Aviano sono atterrati aerei da combattimento (e altri sono in arrivo): F-16, F-15 ed F-18 trasferiti dai vertici dell’Aeronautica degli Stati Uniti dalle basi di Germania e Inghilterra nell’ambito di quel «rischieramento di assetti» prospettato dal ministero della Difesa, che coinvolge Aviano e altre sei basi in Italia.


«La situazione è nota, così come le decisioni assunte dal governo. Posso solo aggiungere – ha confermato il prefetto di Pordenone – che già nelle prossime ore sono previsti arrivi di aerei americani, a disposizione per un eventuale utilizzo operativo sul campo. Non sappiamo di preciso quanti sono, ma ne sono stati autorizzati diversi».


Resteranno ad Aviano (da dove per percorrere 1.791 chilometri verso la Libia ci impiegheranno poco meno di due ore) o verranno trasferiti a Sigonella? Dipenderà dallo scenario e dal tipo di missione: se si tratterà di attuare la “no fly zone” potranno tranquillamente decollare da Aviano, facendo eventualmente rifornimento in volo, ma se si tratterà di una missione di diverso profilo (bombardamenti mirati) è probabile un rischieramento nel sud Italia. Intanto gli Usa hanno avvicinato il loro potenziale al «teatro operativo», nelle prossime ore si vedrà.


Il 510° squadrone Buzzard di F-16, di stanza ad Aviano, ieri è rimasto a terra, come ogni fine settimana non ha svolto missioni addestrative, mentre il 555° Triple Nikle è in Afghanistan dall’inizio del mese. Non è previsto, almeno per oggi, l’arrivo nell’aeroporto pedemontano dei potenti F-22 da Langley, dato per probabile dal Pentagono. All’interno della Base per tutta la giornata si è lavorato alacremente sui piani di volo e sulle operazioni eventualmente da compiere: già pronti i piani per l’azione militare in Libia, tanto che il colonnello David Lapan, portavoce del ministero della Difesa Usa, ha detto alcuni giorni fa che gli F-16 di Aviano, con altri spostamenti dall’Europa, sono «sufficienti».


Il prefetto di Pordenone ha spiegato: «Nelle prossime ore valuteremo se è necessario potenziare le misure di sicurezza, peraltro già intensificate alcuni mesi fa». Quanto all’arrivo di nuovo personale militare ha sottolineato: «Non ho novità». Intanto, all’interno della Base pedemontana sono in allestimento numerose tendopoli, per accogliere circa 1.500 soldati, addetti alla logistica.


Infine, ieri pomeriggio sono comparsi davanti alla linea di volo i primi curiosi che, in occasione della guerra in Kosovo, vennero ribattezzati “turisti della guerra”.


©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto