Atalanta in salvo? E Reja scala in bici Castelmonte

CASTELMONTE. Il Catania si compra le partite, un quarto di serie B le vende, il calcio va sempre più a rotoli e un allenatore di lungo corso risponde alla deriva del pallone inforcando la bici e scalando Castelmonte sotto il solleone. Tirate un sospiro di sollievo. Sì. Lo sport, quello vero, esiste ancora.
Venerdì mattina, ore 9. Al golf club di Capriva Edy Reja, l’allenatore di Lucinico che a fine inverno è stato chiamato al capezzale dell’Atalanta e ne ha evitato la retrocessione, e l’amico Enzo Cainero attendevano i loro “gregari”. Di lusso: l’ex iridato Daniele Pontoni, l’ex pilota Gianni Marchiol, un manipolo di amatori guidati da Enzo Cussigh, l’imprenditore Leo Terraneo (semplicemente il basket isontino negli anni ’90) e il ct dell’Italbici, Davide Cassani. Pensate, arrivato in Friuli solo per dare il via alla missione Castelmonte.
A malincuore poi il ct è ripatito per Torino, dove oggi la friulana Elena Cecchini e Vincenzo Nibali mettono in palio il loro tricolore. «Avrei voluto tanto tirare il collo un po’ a questi amici», ha detto scherzando prima di dare il via alla pedalata.
Alla quale ci siamo uniti a Prepotto, poco prima l’inizio dell’unico gran premio della montagna: Castelmonte, via Bucovizza e San Pietro di Chiazzacco. Con noi anche il bujese Alessandro De Marchi (Bmc) in cerca della gamba migliore dopo l’infortunio al tendine. Di una benedizione al Santuario aveva dunque bisogno pure lui. Ma il “voto da sciogliere” era quello di Reja. «L’Atalanta l’aveva appena ingaggiato - ha svelato Enzo Cainero -. Gli ho detto che se fosse riuscito a salvare l’Atalanta sarebbe stato un miracolo». No, gli aveva risposto Reja, se li salverò salirò in bici a Castelmonte.
Detto fatto. Tornato dalle vacanze in barca in Croazia il mister, in ottobre settantenne, ha intensificato la preparazione in bici. Il ciclismo ce l’ha nel cuore, si sa e si vede. Sullo Zoncolan per le tappe del Giro non manca mai.
Inizia la salita. Il gruppetto si frantuma. Reja è affiancato da Pontoni, noto tifoso del Torino. «Com’è questo Kurtic che mi hanno comprato ieri?» chiede il mister al due volte iridato. Sì perché il neo acquisto dell’Atalanta prima di giocare al Sassuolo ha militato nel Torino. Reja sbuffa, ma sale bene. L’avvocato goriziano Diego Contini, con la sua inseparabile telecamera, filma tutto, se qualcuno avesse bisogno delle prove.
Qualcuno passa è gli dice: «Mister, attento: mentre raggiungi la cima fanno in tempo a venderti Cigarini!». «Non esiste, non si vende!», dice sicuro. Ecco, anche una pedalata tra amici può diventare un’occasione per qualche dritta di mercato. Reja supera Terraneo. Dal gruppetto parte un nostalgico “Ora e sempre forza Gorizia”. Terraneo sarà l’unico non pervenuto in vetta.
Reja sì che ci arriva. Con i pretoriani della Cussigh bike raggiunge il piazzale di Castelmonte. Ma non si accontenta. «Saliamo al Santuario» dice. Via con il muro al 15%. È breve, poi il mister si entusiasma per l’acciottolato prima della fontana tra le case.
Pugno alzato al cielo, accanto a lui De Marchi, che per grazia ricevuta per tutta la salita ha tenuto i giri del motore bassi. Avrà tempo, saltato il Tour de France, dove un anno fa fu il più combattivo, per accelerare in vista della Vuelta. Reja guarda ammirato il rosso di Buja. «Un anno fa al Tour mi hai fatto impazzire: sei giovane, ritornerai più forte di prima e darai ancora enormi soddisfazioni al ciclismo friulano e italiano» gli dice.

Si cerca un frate. Pochi minuti dopo il religioso scende dalla scalinata per la foto di rito. «Anch’io ogni tanto salgo in bici al Santuario», spiega a Reja. Che guarda lo splendido panorama verso la pianura.
Il cielo è sereno. Come serena dovrà proseguire la sua avventura a Bergamo. «Vogliamo fare un campionato tranquillo, rifondare la squadra e dare ai tifosi le soddisfazioni che meritano» dice.
Poi ordina il rientro alla base. «Andiamo, a Capriva offro la pastasciutta a tutti per chiudere questa bella mattinata di sport». Prende il telefono, bisogna invitare naturalmente l’amico Bruno Pizzul. «Bruno! Là setu?». Via, si torna a Capriva. C’è pure da rintracciare Terraneo in discesa. Ultima domanda: se l’Atalanta si salverà ancora quale sarà l’impresa in bici? Sorriso: «Aspettiamo metà campionato, poi ne riparliamo. La gamba è buona, questa era una salita impegnativa con tratti anche al 12%».
Meglio respirare a fondo quest’aria. Una giornata di sport che spazza le nubi dei malanni del calcio e fa tornare il sereno. Come il cielo ieri sopra Castelmonte. Grazie mister e grazie ai suoi pretoriani. «Mi hanno dato una grande mano a salire quassù, li ringrazio». Certo, perché nello sport vero un capitano non dimentica mai i suoi uomini.
@simeoli1972
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