Assunzioni Seleco, spunta Electrolux

La rinascita di Seleco potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per una parte degli addetti in esubero all’Electrolux di Porcia. Da un lato la storica fabbrica di televisioni annuncia l’intenzione di ripartire e assumere 50 lavoratori, dall’altro la multinazionale svedese deve dare gambe al progetto di riassorbimento di almeno una parte delle eccedenze dichiarate (sono 356), in base a quanto stabilito dall’accordo di maggio 2014. Si vocifera quindi che ci sia un collegamento tra i due progetti. Non c’è comunque ancora nulla di ufficiale sulla possibile intesa tra Twenty, che ha acquisito il marchio Seleco, ed Electrolux, alle prese con la gestione degli esuberi, di cui 50 dovranno essere scongiurati attraverso l’impiego di addetti nel magazzino ricambi dell’azienda (il piano è a buon punto: mancano 13 unità da ricollocare) e 100 con la reindustrializzazione del sito. Quest’ultimo progetto è fermo al palo: ecco quindi che la ripartenza di Seleco potrebbe fare registrare una svolta.
Oggi è tempo di fare chiarezza e capire quanto le voci sono fondate: al ministero dello Sviluppo economico è programma l’incontro di verifica dell’accordo Electrolux e monitoraggio sull’andamento degli stabilimenti italiani della multinazionale. Sarà l’occasione per i sindacati per chiedere lumi su eventuali connessioni tra il progetto Seleco e il piano salva-posti per la fabbrica di lavatrici di Porcia. Gianni Piccinin (Fim), Maurizio Marcon (Fiom) e Roberto Zaami (Uilm) sono cauti: «Se c’è un progetto industriale serio e sostenibile e che è pure legato al sito Electrolux di Porcia, ben venga: noi comunque procediamo coi piedi di piombo - commentano -. Se esiste un collegamento tra i due piani, lo capiremo al Mise».
I dubbi non mancano. «Nutro diverse perplessità sul fatto di reinventare un prodotto di cui conosciamo vita e morte - osserva Marcon -. In ogni caso, se ci sono nuovi presupposti e un piano industriale concreto e serio, la rinascita di Séleco non può che essere un'opportunità per il territorio».
Dello stesso avviso Piccinin: «Fare ripartire una fabbrica e un marchio storico, garantendo posti di lavoro, è un’occasione non da poco per la provincia - dichiara -. E’ chiaro che alla base ci deve essere un progetto industriale credibile e sostenibile». «Bisogna capire cosa significhi produrre tv a Pordenone, vista anche la concorrenza spietata asiatica - aggiunge Zaami -. Ricordo che è complicato competere con chi ha costi del lavoro molto bassi».
Un progetto, quello di rilancio di Seleco, che vede il coinvolgimento anche della famiglia udinese Asquini, proprietari degli immobili in cui sarà riattivata la produzione. «Tra noi e Twenty c’è una collaborazione industriale - precisa Franco Asquini, ricordando che si sta puntando pure a un rilancio del marchio Brionvega, che non è stato ceduto -. Non si tratta di una mera locazione: con la nostra realtà, la Real Asco, garantiremo una serie di servizi per lo sviluppo del progetto di Twenty».
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