Assessori, a Pordenone tanto tuonò che non piovve

Dopo il vertice di ieri si riparte dal mantenimento delle 8 poltrone, con deleghe redistribuite. “Ripescata” la Rubino

Dopo un passo avanti deve farne uno indietro, tornando al punto di partenza, riaprendo all’ipotesi di 8 assessori in giunta. E se formalmente dichiara di non demordere, il sindaco sembra aver cambiato strategia.

Intermezzo. Dopo aver convinto i partiti che 6 assessori sono la risposta per rilanciare il programma di governo e quindi la città, Claudio Pedrotti deve fare i conti con i tempi del Partito democratico – «Non perdiamo né prendiamo tempo» spiegava ieri mattina il segretario Rosario Sisto «vogliamo solo vedere dentro le cose per comprendere e condividere gli obiettivi con il sindaco» – e con la rappresentatività a cui i democratici non sono disposti a rinunciare. Anche Vivo Pordenone, seppur per ragioni diverse visto che il suo assessore non era stato messo in discussione, aveva chiesta un percorso non affrettato. E se il Fiume formalmente ha dato carta bianca al sindaco, ieri sera non si è opposto alla indicazione che il primo cittadini ha fatto sua. Una scelta che fa preannunciare la volontà di non cambiare le “teste”, ma di spostare il confronto sulle deleghe.

Percorso senza fine. Ieri sera Pedrotti – che per evitare i mal di pancia dei giorni scorsi ha scelto di fare una conferenza telefonica, alla presenza delle tre delegazioni di maggioranza – ha spiegato che «abbiamo esaminato nel dettaglio i punti programmatici che ci attendono da qui a fine mandato», che «vogliamo attendere di parlare anche con gli assessori che non ci sono» e che «i nomi li avete fatti voi, io non li ho mai fatti». Non può dimenticare di aver detto che «sei assessori sono la soluzione» e almeno a parole dice che l’obiettivo sia ancora quello «ma questo esige una messa a punto ancora di alcuni aspetti che esigono approfondimenti». Quando la parola fine? «Il prima possibile. Non abbiamo fissato date proprio perché speriamo di chiudere quanto prima». Non prima di metà della settimana prossima probabilmente, visto che gli assessori ancora fuori Pordenone rientreranno non prima di lunedì e visto che mercoledì il Pd ha fissato il coordinamento cittadino.

Il piano B. A ieri mattina, dopo l’ennesimo coordinamento del Pd, pareva che la strada più indolore potesse essere quella di scendere a 7 assessori sacrificando l’assessore entrato per ultimo – Flavia Rubino – non senza lotte intestine. Questo per cercare di salvaguardare l’assessore, non meno contestato (ma fuori dal partito) che ha preso più preferenze, Nicola Conficoni. Il sindaco però al momento non sembra aver “abboccato” all’amo. C’è chi dice che ieri il primo cittadino abbia incontrato direttamente Rubino. Per lei – nell’ipotesi di una giunta a otto – sarebbe pronta una delega specifica alle politiche europee. Fin dalla prima riunione di maggioranza sulla riorganizzazione – ormai ne sono passate ben quattro – Pedrotti ha delineato come uno degli assi strategici dell’azione amministrativa l’utilizzo di bandi e fondi europei e la volontà di potenziare quel settore. Un settore in cui Rubino ha una competenza ad hoc. Questo la ripagherebbe dello scippo del bilancio (che resterà in capo al sindaco) e dell’istruzione (che andrebbe a Cattaruzza).

Il valzer. Se alla fine gli assessori rimarranno otto – in un clima surreale – i partiti non potranno fare altro che accordare a Pedrotti carta bianca sul rimescolamento delle deleghe e a quel punto gli assessori avranno compiti precisi e da portare a casa con tempi inflessibili dimostrando nella pratica le loro competenze e adeguatezza al ruolo. In questo la richiesta del Fiume di accelerare la macchina amministrativa potrebbe trovare una risposta, assieme magari a deleghe più sostanziose per uno dei suoi assessori. Ma Pedrotti non ha ancora scoperto del tutto le carte. Gli riuscirà il poker?

Martina Milia

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