Arriva il nuovo rilevatore di battiti cardiaci Scoperti 2 pakistani nascosti in un camion

La Polizia di frontiera affina gli strumenti contro l’immigrazione clandestina. Ma i flussi si sono ridotti in maniera notevole



Si chiama “Heartbeat detector”. Ed è una sofisticata apparecchiatura elettronica in grado di percepire il battito cardiaco di eventuali persone nascoste all’interno di autoarticolati, furgoni e altri mezzi di trasporto di una certa consistenza. Grazie all’utilizzo di questo nuovo dispositivo, la Polizia di frontiera di Gorizia è riuscita a individuare la presenza di due cittadini di nazionalità pakistana che sono stati, come conseguenza, “riammessi” in Slovenia, il Paese da cui erano entrati illegalmente.

Nonostante Gorizia non sia più la mèta privilegiata della cosiddetta “rotta balcanica” grazie anche al trasferimento a Trieste della commissione che attribuisce lo status di rifugiato politico, la Polizia del capoluogo continua a mantenere alta la guardia affinché la situazione non torni a precipitare con l’arrivo in massa di richiedenti asilo. Anche perché l’esperienza insegna che, quando si parla di immigrazione, tutto può cambiare nell’arco di una manciata di settimane.

Ma entriamo maggiormente nel dettaglio degli ultimi controlli straordinari contro l’entrata clandestina in Italia. Il 10 maggio scorso, la Polizia ha effettuato un servizio finalizzato al contrasto dell’immigrazione irregolare, «mirato - si legge in una breve nota fatta pervenire dalla Questura - a prevenire il flusso migratorio in transito lungo la rotta balcanica».

L’operazione è stata eseguita da personale del settore della Polizia di frontiera e della Questura di Gorizia lungo il confine italo-sloveno. Fondamentale, anzi decisivo l’utilizzo proprio dell’“heartbeat detector”, una supertecnologica apparecchiatura che riesce a percepire il battito cardiaco di eventuali persone che si sono (o sono state) nascoste all’interno di camion, autoarticolati o furgoni. «Durante l’operazione - spiega l’ufficio di gabinetto della Questura - sono state controllate circa 180 persone, 67 autoveicoli e 9 autoarticolati. Inoltre, è stata eseguita la riammissione in territorio sloveno di due cittadini pakistani che erano entrati illegalmente sul territorio nazionale».

E dire che a Gorizia non c’è più la situazione d’emergenza di qualche tempo fa. Non si registrano, insomma, più quegli arrivi in massa del recente passato. «I numeri, ormai, non giustificano più la presenza di una seconda struttura a Gorizia», ha scandito recentemente e con chiarezza Mauro Perissini, presidente de “Il Mosaico”. Sì, va rimarcato - per stessa ammissione della Questura ma anche degli enti che si occupano di accoglienza - che oggi la situazione si è pressoché normalizzata: anche a livello di accoglienza, sopravviverà solamente il centro “Nazareno” a Straccis mentre si sta procedendo allo smantellamento dei container installati, a suo tempo, da Medici senza frontiere e gestiti negli ultimi tempi dal consorzio di cooperative “Il Mosaico”. Una chiusura determinata in primis dalla scadenza di carattere urbanistico ma che coincide, soprattutto, con l’indebolimento degli arrivi in città dei migranti afghani e pakistani.

E questo tanto per il trasferimento della commissione territoriale prima a Udine e poi a Trieste, che ha sgravato Gorizia e l’Isontino della presenza di molti richiedenti asilo, quanto perchè «ai cittadini stranieri che avanzavano richieste di asilo provenendo da altri Paesi europei abbiamo risposto con il trattato di Dublino, riuscendo ad avvalerci direttamente qui del lavoro dell’Unità Dublino e dell’Unità Easo, senza aspettare i tempi inevitabilmente più lunghi di Roma», la sottolineatura fatta a più riprese dalla Questura di Gorizia. —



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