Appalti al Consorzio di bonifica, ecco i ruoli dei cinque indagati

PORDENONE. Cinque indagati in tutto, di cui due imprenditori e tre funzionari del Consorzio di bonifica Cellina Meduna. Per i tre funzionari destinatari dell’informazione di garanzia sono contestate le ipotesi di reato di peculato, turbativa d’asta, abuso e omissione d’atti d’ufficio, falso materiale e falso ideologico.
Per i due imprenditori le ipotesi di reato sono la turbata libertà degli incanti e la truffa. Si tratta, per quanto riguarda questi ultimi, di Bruno Manzato e del nipote Antonio, rispettivamente presidente e legale rappresentante dell’impresa di costruzioni Manzato spa, che ha sede a Ceggia.
Sono difesi dall’avvocato Nisco Bernardi. Per quanto riguarda i funzionari dell’ente di bonifica, gli indagati sono l’ingegner Giovanni Dean che nel Consorzio ha incarichi di progettista e direttore dei lavori, difeso dell’avvocato Alessio Pagnuco, i geometri Gianni Costantin e Livio Santarossa dell’ufficio progettazioni, difesi rispettivamente dagli avvocati Luca Colombaro e Valter Buttignol.
L’ipotesi accusatoria al vaglio della Procura è che siano stati progettati e appaltati lavori già realizzati nell’ambito di un appalto precedente: si tratta in particolare di tubature e condotte in pressione.
Sotto la lente di ingrandimento ci sono due appalti affidati alla Manzato e in primis quello aggiudicato il 15 dicembre 2015. Erano sette le offerte pervenute e il prezzo di aggiudicazione è stato di 1,2 milioni di euro più Iva (1.242.721,14 euro).
Progetto che prevede la realizzazione di opere di riconversione irrigua nella zona del Cellina, comprese condotte in pressione. I lavori erano cominciati il 20 febbraio e sono interrotti dopo che martedì la Guardia di finanza ha eseguito il sequestro del cantiere disposto dalla Procura nella zona del Cellina tra San Quirino e Roveredo.
«Esaminando le carte progettuali e confrontandole, evidentemente hanno avuto la sensazione che quelle tubature inserite nel progetto più recente fossero di fatto le stesse già realizzate –afferma l’avvocato Pagnucco –. Eppure le mappe di quei progetti sono disponibili anche on line quindi non c’è nulla di “nascosto”. Chiederemo il prima possibile un interrogatorio con il pm che coordina l’inchiesta (Maria Grazia Zaina ndr). Siamo convinti di poter chiarire tutto».
Stessa linea e interrogatorio vicino anche per gli avvocati Buttignol e Bernardi. «Siamo pronti a spiegare» sottolinea Buttignol.
«I Manzato sono disponibili a chiarire la propria posizione. Non è escluso che possa esserci stato un semplice errore di progettazione – è la tesi di Bernardi – che sicuramente sarebbe stato individuato dalla ditta nel corso dei lavori che adesso, invece, restano bloccati in seguito al sequestro».
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