Anzit e la crisi del Pdl: «Chi ha sbagliato si ritiri»

È passato più di un mese dalle elezioni. Poco più di due settimane dal ballottaggio per palazzo D’Aronco. E dopo due sconfitte su tre, è arrivato il tempo della resa del conti in casa Pdl. Ad aprire le danze, lunedì, è stato il capogruppo del partito in Provincia, Renato Carlantoni, con la richiesta «di analisi interna, pulizia, ricambio». A camminare sul medesimo percorso oggi è il coordinatore provinciale Ferruccio Anzit che, in una parola, reclama «condivisione». Basta, dunque, con «scelte calate dall’alto». Ma Anzit si spinge più in là: «Chi è responsabile di quelle scelte, alla luce del risultato elettorale, dovrebbe fare un passo indietro». Nomi e cognomi sono chiari e l’ora “X” è già fissata perché a fine giugno c’è la conferenza programmatica.
«Dopo una sconfitta come quella subìta in Regione e in Comune a Udine, è normale e doveroso che il principale partito della coalizione si interroghi e cerchi di analizzare una sconfitta che, al solito, sembra avere pochissimi padri». E sui numeri che Anzit basa la propria analisi: «Il Pdl provinciale di Udine ha garantito al presidente Tondo il miglior risultato del partito in regione e, grazie a una lista fortemente rappresentativa, ha trainato la coalizione di centrodestra alle elezioni provinciali». E proprio quelle scelte sono ora nell’occhio del ciclone. Su tutte la cavalcata che ha indicato Adriano Ioan quale candidato del Pdl. Una cavalcata inaugurata dallo stesso Ioan con le dimissioni da assessore provinciale e l’uscita dal partito. La lista civica è stata una conseguenza. Un’altra conseguenza è lo stop alle riflessioni di Riccardo Riccardi per la corsa a palazzo D’Aronco. Lui, l’uomo corteggiato dal Pdl per mesi, ha fatto un passo indietro e con lui pure i suoi sostenitori. «Il Pdl provinciale ha, con senso di responsabilità, sostenuto una linea e candidati con scelte che fin da subito erano apparse, come purtroppo si è rivelato, perdenti – prosegue Anzit –. Il Pdl ha accettato tutto questo per il bene superiore della coalizione. Abbiamo scelto di non assumere posizioni diverse perché avrebbero ulteriormente diviso e indebolito il voto di centrodestra».
Una scelta di responsabilità, dunque, che però non si è limitata soltanto al Comune, ma anche alla Regione. Pure a Trieste le scelte sono calate dall’alto. «Chi ha scelto e forzato tali indicazioni, dovrebbe fare un passo indietro. Chi è andato al voto ha bocciato tale leadership e noi dobbiamo prenderne atto». Ora è tempo di ricostruire, secondo Anzit, magari anche attraverso le primarie: «È giunto il tempo di invertire la rotta e di ribaltare un sistema verticistico e poco partecipato che non valorizza adeguatamente le nostre eccellenze sul territorio. Un partito aperto e inclusivo, capace di rappresentare al meglio il grande popolo del centrodestra regionale. Un blocco sociale e politico che è maggioranza ma che, se non trova candidati e programmi all’altezza, è pronto a disertare le urne, favorendo una sinistra certamente più organizzata e radicata». L’appuntamento per ripartire è a fine giugno. È quello il tempo della «conferenza programmatica aperta a iscritti e militanti. Siamo convinti che le vittorie si costruiscano da lontano e partendo dalla base: abbiamo tutti il dovere di lavorare per ritornare a vincere», chiosa Anzit.
Michela Zanutto
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto