Anche a Udine il monumento ai suoi deportati: dieci “pietre d’inciampo” per non dimenticare

UDINE. Chissà se qualcuno si aspettava una diffusione così straordinaria all’inizio degli anni Novanta, quando l’artista berlinese Gunter Demnig concepì il progetto delle “pietre d’inciampo” in memoria di ebrei, oppositori politici, militari, rom, omosessuali, disabili e credenti di varie confessioni, deportati e annientati dai nazifascisti.
Un po’ alla volta, gli oltre 70 mila cubetti di porfido sinora posati in 21 Paesi europei hanno tracciato una mappa della memoria, una sorta di monumento diffuso.
I piccoli blocchi di pietra recano incisi, sulla superficie di ottone lucente, i dati identificativi dei deportati (fra i quali non si fa ovviamente alcuna differenza né di etnia né di religione o altro). Sono “monumenti minimi” (come li ha definiti Adachiara Zevi, la prima in Italia a organizzare la posa delle pietre nel Ghetto di Roma) che vengono incorporati nel suolo e fanno “inciampare” – a livello mentale, è chiaro – per invitare alla riflessione.
Le pietre d’inciampo rappresentano dunque un monito per tutti. In genere, vengono collocate nei pressi dell’ultima abitazione dei deportati, ai quali si vuole restituire la dignità brutalmente negata, facendoli idealmente ritornare nei luoghi di provenienza per essere ricordati da parenti, amici e cittadini.
Il progetto trova spazio anche in Friuli, e ciò non può che essere fonte di soddisfazione, specialmente in un periodo in cui le cronache che ci parlano di un rinvigorito razzismo sono un monito a non abbassare la guardia.
Ed è anche questo monito che ispira l’incontro in programma a Udine giovedì 16 gennaio alle 17.30 nella sala riunioni della Fondazione Friuli in via Manin, a cura dell’Università popolare, in collaborazione con l’Anpi, con l’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione e con il Comune di Udine.
Infatti, la prima conferenza dell’Università popolare nel nuovo anno, intitolata “Le pietre di inciampo a Udine, ricordando i deportati del Friuli”, illustrerà l’iniziativa e le figure di dieci deportati udinesi, approfondendone alcuni profili. L’ingresso sarà libero, con precedenza agli associati.
Anna Colombi (vicepresidente dell’Anpi di Udine, dedita da anni a coltivare la memoria delle vittime delle persecuzioni durante la seconda guerra mondiale) esporrà il tema “Le pietre di inciampo ed i loro “protagonisti” a Udine”.
Giampaolo Borghello (già professore ordinario di Letteratura italiana, direttore del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Udine e presidente dell’Università popolare di Udine) parlerà di Leone Jona. Tiziano Sguazzero (filosofo della scienza e collaboratore dell’Ifsml) tratteggerà la figura di Luigi Cosattini. Infine Gianni Ortis (avvocato e presidente dell’Ifsml) proporrà un “Ricordo di Alberto Cosattini in occasione del decimo anniversario dalla morte” (Alberto, fratello di Luigi, fu un protagonista della Resistenza).
Tre giorni dopo, il 19 gennaio, in prossimità del Giorno della Memoria 2020, su iniziativa di Anna Colombi e in collaborazione con il Comune, a partire dalle 9, dieci pietre saranno apposte davanti alle abitazioni di Onelio Battisacco (Cussignacco), Leone Jona (via San Martino 28), Luigi Basandella (via Pozzuolo 16 – Sant’Osvaldo), Giuseppe Quaiattini (via Bologna 27 – Beivars), Silvio Rizzi (via Bergamo 11 – Rizzi), Cecilia Deganutti (via Girardini 5), Silvano Castiglione (via Brenari 14), Luigi Cosattini (via Cairoli 4), Giovanni Battista Berghinz (via Carducci 2), Elio Morpurgo (via Savorgnana 10 – Palazzo Morpurgo).
Nell’occasione, studenti delle scuole superiori della città illustreranno per ciascuna pietra la figura della vittima ricordata. Plaudiamo a queste iniziative perché, come diceva Primo Levi, «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi; la peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia». —
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