Altre quattro vittime alla casa di riposo di Tolmezzo: ecco chi sono

Sono Lucia Pellizzari, 96 anni; Rinaldo Gracco, 86; Gianfranco Barbolan e Bruno Squecco di 76. Erano positivi al Covid

TOLMEZZO. Salgono i decessi alla casa di riposo San Luigi Scrosoppi di Tolmezzo, dove lunedì sono morti altri quattro ospiti, tutti positivi al Covid-19 e con altre patologie. Sono Lucia Pellizzari, 96 anni; Rinaldo Gracco, 86; Gianfranco Barbolan e Bruno Squecco, entrambi di 76 anni. Quattro vittime alla San Luigi Scrosoppi che si aggiungono alle sei precedenti.

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I contagi alla casa di riposo
La situazione alla casa di risposo, secondo gli ultimi dati forniti dai vertici dell’Asp, fa registrare anche 52 positivi al coronavirus: 37 ospiti, per lo più asintomatici, e 15 operatori. Nei prossimi giorni saranno rifatti i tamponi e sarà il dipartimento di prevenzione a decidere quanti e a chi effettuarne. Nell’ultimo mese sono stati eseguiti vari tamponi su ospiti e operatori della casa di riposo e l’esito e il confronto coi numeri è spesso stato problematico in termini di accesso alle informazioni, non di rado discostandosi da quelli forniti in precedenza. Gli assistiti intanto sono stati isolati negli spazi che fino a qualche giorno fa erano dell’Rsa (i cui pazienti sono stati dimessi oppure ricoverati in altre strutture sanitarie) e che hanno permesso di organizzare un reparto Covid con circa 22 posti letto.



Il ricordo di Barbolan
Gianfranco Barbolan è mporto lunedì sera in casa di riposo. Aveva 76 anni e dal novembre di tre anni fa era ospite della struttura tolmezzina. Lascia la figlia Donatella, una nipotina di 18 mesi (il cui arrivo lo aveva riempito di gioia) e il fratello Leandro. Era risultato positivo al Covid, «ma aveva – sottolinea la figlia – anche altre patologie e un quadro clinico compromesso. Se non fosse arrivato il Coronavirus – dice Donatella Barbolan – magari qualche giorno in più lo avrebbe vissuto insieme a noi, poi invece è arrivato virus e le cose si sono complicate. Il Covid è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso». Gianfranco era di Forni Avoltri ed era nato nel 1944, quando a Collina c’erano i tedeschi. La Guerra stava finendo e lui è poi cresciuto ascoltando i racconti di quei momenti.



La sua famiglia aveva una locanda con camere a Collinetta. La figlia Donatella ricorda del padre il fare scherzoso, la battuta facile. Schietto e testardo, era in fondo persona amorevole e disponibile, insomma, assicura, uno buono. Amava guardare in tv lo sci da discesa, il calcio, soprattutto Udinese e Juventus, e con gli amici condivideva una partita a bocce o a briscola.



Di formazione cuoco, aveva lavorato a lungo in quel settore. Molti lo ricordano cucinare i pasti per i lavoratori della miniera sul Monte Avanza o, quando era in costruzione l'autostrada per Tarvisio, preparare il pranzo dei lavoratori di quel cantiere. Barbolan aveva anche gestito una pizzeria a Martignacco per bel po’ di anni assieme alla moglie Vittoria. «Erano sempre assieme loro due – racconta ancora la figlia –, erano originari dello stesso paese, lui era di Collina e mia mamma di Sigilletto, tre chilometri di distanza. Si erano conosciuti e fidanzati quando lei aveva 15 anni». Dopo anni dalla loro unione era nata l’attesa e amata figlia Donatella. Da allora Gianfranco, che teneva molto alla sua famiglia, aveva lavorato in occhialeria a Forni Avoltri, alla Goccia di Carnia e per più di 10 anni alla Imballaggi Cimenti di Villa Santina. Cinque anni fa Barbolan aveva perso l’amata moglie.

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