All’esposizione “Serial killer” di Jesolo il mostro di Udine

La mostra “Serial killer, dalla vittima al carnefice” ha organizzato per le 16 di oggi, il convegno “Mostro di Udine: una luce sul mistero”, dedicato al caso irrisolto del pluriomicida che, fra il 1971 e il 1989, seminò il terrore strangolando le sue vittime, sgozzandole o utilizzando il bisturi per squartarle con una tecnica simile al taglio cesareo.
Una ferocia, paragonata a quella di Jack lo Squartatore, che sarà al centro del dibattito nella hall dell’esposizione di Jesolo, tentando di fornire una possibile identità del mostro a cui la giustizia non è finora riuscita a dare un nome certo, né tanto meno un volto.
A condurre l’evento, anche in veste di relatrice, la scrittrice Elena Commessatti, autrice di “Femmine un giorno”, romanzo edito di Bébert Editore dedicato alla vicenda del mostro di Udine che, facendo tesoro delle testimonianze degli inquirenti e dei giornalisti che indagarono su quei casi fra gli anni ’70 ed ’80, è risalita alla probabile identità del principale sospettato di almeno quattro omicidi, soggetto che non venne mai condannato.
Fra gli elementi chiave che aiuteranno a fare luce sul mistero, la perizia medico legale dell’anatomopatologo Carlo Moreschi, relatore al convegno di sabato che, dall’analisi dei corpi dilaniati delle vittime, ricostruirà la tecnica univoca da attribuire al carnefice autore certo di almeno quattro delitti sul totale di dodici omicidi ancora irrisolti.
Si partirà quindi dall'avvincente indagine celata nel romanzo per fornire agli spettatori un’approfondita analisi dei sanguinosi delitti udinesi grazie alle riflessioni di relatori d’eccezione come l’avvocato Federica Tosel, legale difensore della figlia di Marina Lepre, una delle vittime, che ha studiato a fondo il susseguirsi di efferati omicidi, e l’ex magistrato Gianpaolo Tosel che, con il suo lavoro di sostituto procuratore fino al 1985 a Udine, ha permesso di punire i veri responsabili di alcuni delitti inizialmente attribuiti al mostro.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto