Allarme bomba in tribunale a Udine

«Lasciate il tribunale» e parla dell’Islam. Tutti in strada e indagine della digos
Di Anna Rosso
Udine 03 Giugno 2016 allarme bomba tribunale Petrussi Foto Press / Turco
Udine 03 Giugno 2016 allarme bomba tribunale Petrussi Foto Press / Turco

«Lasciate subito il tribunale, lo dico a nome del ministero...». Ha sentito queste parole – e altre farfugliate e dunque non ben comprensibili riguardanti la comunità islamica e le moschee – il vigile del fuoco che ieri mattina a Udine era di turno nella sala operativa del 115 e ha risposto a una telefonata anonima fatta da una donna.

La chiamata prima delle 7

Non erano ancora le sette quando al comando dei pompieri è giunta la telefonata che ha suscitato un allarme immediato. La prima frase è stata molto chiara, intima di uscire dal palazzo di giustizia e fa riferimento a un ministero. Poi il pensiero, e dunque il discorso, si fa più nebuloso. I concetti appaiono scollegati: si parla di comunità islamica, di morti, di moschee. Non viene fatto alcun riferimento nè a bombe, nè a esplosivi. E non si capisce come gli ultimi riferimenti possano avere qualcosa a che fare con il tribunale citato all’inizio della comunicazione. La segnalazione viene comunque presa molto seriamente.

Interviene la polizia

L’operatore dei vigili del fuoco ha informato immediatamente la polizia e davanti al tribunale sono piombate le prime pattuglie della Squadra volante, gli uomini della Digos e anche il personale della Municipale.

Vie chiuse, edificio evacuato

Gli agenti hanno chiuso al traffico per motivi precauzionali sia largo Ospedale Vecchio – dove c’è l’ingresso principale –, sia via Morpurgo. È stato vietato anche l’utilizzo dei parcheggi più vicini all’edificio. Le poche persone (perlopiù dipendenti) che a quell’ora si trovavano già all’interno del palazzo di giustizia sono state fatte uscire. Sono quindi scattate le verifiche hanno riguardato non solo le aule, ma anche gli uffici, i corridoi, le scale e i servizi.

Gli artificieri

Dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari sono poi arrivati gli artificieri della polizia. La squadra di esperti ha perlustrato tutto l’edificio senza trovare nulla che potesse destare preoccupazione. Se fossero stati trovati oggetti sospetti, borse o zaini sarebbe stato richiesto anche l’intervento delle Unità cinofile specializzate appunto nella ricerca di esplosivi.

La Digos

Gli investigatori del Dipartimento indagini generali e operazioni speciali, diretti dal vicequestore aggiunto Andrea Locati, hanno acquisito la registrazione delle telefonata al 115, nonchè l’elenco dei processi che erano in programma ieri mattina (al momento non si può escludere, infatti, che qualcuno abbia voluto far saltare qualche udienza) e hanno richiesto i tabulati per capire con precisione da dove la donna – che si è espressa senza alcuna particolare inflessione – abbia effettuato la telefonata. Stando ai primi elementi raccolti, comunque, si ritiene che sia stata fatta da un telefono pubblico di Udine, probabilmente della zona nord.

Le indagini

«Si è trattato di una chiamata farneticante – ha spiegato il dirigente della Digos Locati – durante la quale non è stato possibile cogliere alcun nesso tra la premessa, relativa appunto al tribunale, e i successivi richiami alla comunità islamica e alle moschee. Sembravano parole alla rinfusa. Tuttavia, poichè la prima parte conteneva un messaggio ben preciso e grave, l’intervento è stato immediato».

Ore 10, ritorno alla normalità

E così in poco tempo la situazione si è risolta. Pochi minuti prima delle 10 sono stati esclusi possibili rischi e giudici, impiegati, avvocati sono rientrati insieme a tutte le persone in qualche modo interessate ai procedimenti giudiziari.

Il precedente

Un simile falso allarme era scattato in tribunale anche l’anno scorso, il 25 maggio: la chiamata era arrivata verso le 9 quando una voce maschile aveva detto soltanto «C’è una bomba in tribunale. Fate uscire tutti».

Anche in quell’occasione il palazzo di giustizia era stato evacuato e l’attività era poi ripresa alle 14 circa.

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