Al sindaco le chiavi dei locali: «O ci aiuta o per noi è la fine»

UDINE. Niente sarà più come prima, ma per alcuni locali di Udine potrebbe non esserci nemmeno un dopo. Il rischio che al termine del lockdown molte saracinesche restino chiuse è purtroppo concreto, ma i titolari e i gestori friulani non ci stanno ad alzare bandiera bianca senza combattere.
Per questo alcuni di essi (al momento oltre un centinaio, ma il numero è destinato a crescere contando anche quelli che hanno la propria attività in provincia) hanno aderito al flashmob “Risorgiamo”, nato a livello locale in Toscana e oggi ormai di respiro nazionale. Ciò che dovranno fare i baristi, i ristoratori e gli osti udinesi sarà accendere l’insegna del proprio locale e apparecchiare un unico tavolino fuori dall’attività alle 21 di martedì 28.
Un gesto simbolico, che sarà seguito il giorno successivo alle 12 dalla consegna altrettanto simbolica delle chiavi dei locali nelle mani del sindaco Pietro Fontanini.
«Il momento è difficilissimo – spiega Debora Del Dò dell’osteria Da Dalia, che si è fatta portavoce dell’iniziativa in città –, e tutte le restrizioni di cui sentiamo parlare per quando potremo riaprire ci fanno pensare al peggio. Abbiamo bisogno di aiuto e in questo caso lo chiediamo al sindaco, affinché almeno ci venga incontro con l’esenzione della Tari, della Cosap e con la possibilità di attingere al fondo affitti: per questo motivo mercoledì mattina andrò a portare le nostre chiavi con la targhetta di ogni locale aderente a Fontanini, che ci ha già dato ampia disponibilità».
Chi non può recarsi martedì sera ad accendere le insegne, ma desidera comunque aderire alla protesta, potrà inviare una fotografia e compilare un modulo con le richieste da avanzare al Comune. Basterà che il proprietario del locale fotografi il suo mazzo di chiavi con la dichiarazione firmata e la invii all’indirizzo mail deldodebora@gmail. com. «La nostra – aggiunge Del Dò – è una protesta educata, dai toni bassi, ma che vorrebbe portare l’attenzione sulla nostra categoria, che sta vivendo nella totale incertezza e nel timore che senza aiuti concreti subito dopo le riaperture ci siano nuove chiusure, questa volta definitive». —
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