Al centro missionario adozione coi soldi pubblici

UDINE. No, non è una congregazione di suore. È la “Mission Onlus” del Centro missionario diocesano di via Treppo a Udine. L’associazione ha ricevuto risorse dal Pd, dal gruppo consiliare del Pd, poi rimborsate con i soldi pubblici assegnati ai gruppi. La conferma è arrivata ieri, dopo smentite e precisazioni. E un botta e risposta tra l’Ufficio di presidenza del Consiglio e l’avvocato udinese Giuseppe Campeis.
Le suore Dimesse
Martedì il pm Federico Frezza, titolare dell’inchiesta della Procura di Trieste sull’uso dei soldi per il funzionamento dei gruppi, ha interrogato l’ex capogruppo del Pd, Gianfranco Moretton. Da quella sede era trapelato che i rimborsi per “adozioni a distanza” contestati dal pm venivano da risorse assegnate a una congregazione di suore di via Treppo a Udine. Ma ieri suor Albarosa Mongiat, madre superiora e legale rappresentante dell’Istituto delle suore Dimesse di via Treppo, ha fatto sapere che con i soldi del Pd loro non c’entrano nulla. «Non abbiamo mai ricevuto denaro da alcun partito e da molti anni non ci occupiamo di adozioni a distanza. Abbiamo – spiega la madre superiora – una missione in India e lavoriamo per progetti, quelli legati alla nostra scuola paritaria, primaria e secondaria di primo grado. Dalla Regione riceviamo contributi in base ai progetti per la scuola, mentre altre risorse arrivano dai nostri risparmi e dal nostro lavoro e dalla Caritas diocesana. Dire che abbiamo ricevuto soldi dal Pd non corrisponde al vero».
Sostegno a un bimbo dal 2008
Dal Pd poco più tardi è arrivata la precisazione. A beneficiare di alcune risorse è stata una Onlus del Centro missionario diocesano. Il pm contesta due ricevute, la prima del 31 marzo 2011 da 113 euro e la seconda del 5 ottobre 2011 da 112. Don Luigi Gloazzo, direttore del Centro, conferma la “donazione”. Ma non solo. «È vero, dal gruppo consiliare regionale del Pd abbiamo ricevuto e registrato due quote per complessivi 225 euro nel 2011, che abbiamo versato a una scuola in India per il sostegno a distanza di un bambino, non per un’adozione, è diverso. E – continua don Gloazzo –, sempre a nome del gruppo consiliare regionale del Pd, abbiamo ricevuto due quote l’anno dal 2008 al 2012, sempre per 225 euro l’anno, che abbiamo impegnato per la stessa finalità». Dal 2008 al 2012, 10 versamenti in tutto, per un totale di 1.125 euro.
Il botta e risposta
Campeis ha elaborato un parere, nell’eventualità di dover produrre una tesi difensiva per alcuni consiglieri indagati, ma che non hanno ancora ricevuto l’avviso di garanzia e che potrebbero anche non riceverlo. Come Piero Camber (Pdl), Sandro Della Mea (Pd) e Alessandro Tesini (Pd). Campeis indica come “garante” dell’utilizzo dei fondi l’Ufficio di presidenza del Consiglio, guidato da Maurizio Franz (Lega). Apriti cielo. «L’Ufficio di presidenza – è la risposta scritta inviata da Trieste – non è tenuto e non ha la possibilità di controllare le singole spese, non può fare osservazioni sulla congruità delle spese stesse né può entrare nel merito dell’incidenza percentuale dell’una o dell’altra voce di spesa sul totale».
Campeis non arretra. «Se abbiamo un sistema di erogazione di danaro pubblico che non ha procedura di controllo, perché ce la prendiamo con chi produce documenti genuini e non contraffatti? Servono, da un lato – argomenta l’avvocato –, chiarezza nelle indicazioni di quali sono le spese ammissibili e, dall’altro, una procedura di verifica che la documentazione presentata sia coerente con le indicazioni date, sia a livello del capogruppo sia del soggetto erogatore del danaro, che fa le sue verifiche su documentazione presentata. Altrimenti – conclude Campeis – c’è una lacuna nel sistema che non può essere imputabile ai singoli consiglieri».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto