«Affitto insostenibile» La pizzeria Castello è a rischio chiusura

Il grido d’allarme di un locale storico, esistente da 65 anni «Difficile arrivare a giugno con le sole consegne a domicilio»

Bruno Oliveti / porcia

La riapertura a giugno potrebbe essere un traguardo troppo distante da raggiungere per uno dei locali più conosciuti del Friuli occidentale. Il ristorante pizzeria Castello di Porcia, da dieci giorni aperto per il solo servizio di consegna a domicilio, ma pesantemente provato dalla crisi dovuta all’emergenza coronavirus, rischia seriamente la chiusura definitiva.

Troppi i costi fissi cui è chiamato a far fronte il titolare, Kristian Diamanti, 58 anni, che negli ultimi giorni ha fatto carte false per riuscire a trovare una soluzione, ma che al momento è scoraggiato. «Sono deluso in particolare – afferma – dal comportamento del governo, che sinora per noi esercenti ha speso soltanto parole. C’è la questione dei 600 euro, per esempio, che non ho ancora visto e che comunque non mi consentirebbero neppure di pagare le bollette delle utenze. Proprio ieri ho pagato 287 euro per la fornitura del gas, di cui meno di 40 per la materia prima (che non ho utilizzato, perché nel periodo di riferimento il locale era chiuso) e il resto è tutto tasse e balzelli».

Il problema principale riguarda l’affitto: il Castello è ubicato in centro, in un sito di grande pregio, accanto al maniero dei conti di Porcia, che ne detengono la proprietà. «Mi costa più di 3 mila euro al mese – spiega Diamanti – e a questo punto non me lo posso più permettere. Spero di ottenere uno sconto, speravo di avere dei contributi pubblici, so che la Regione ha stanziato più di 50 milioni di euro proprio per sostenere i pubblici esercizi nel pagamento degli affitti, ma ho quasi perso le speranze. Avevo sei dipendenti, due dei quali sono in cassa integrazione e agli altri quattro è scaduto il contratto, e ovviamente non ho potuto rinnovarlo. Al momento la situazione è davvero difficile e mi piange il cuore, pensando ai sacrifici che ho fatto per rinnovare il ristorante».

Diamanti, che prima di rilevare nel 2016 il Castello gestiva un locale a Lignano Sabbiadoro, prova a stringere i denti. «I grandi spazi di cui disponiamo – rimarca – ci aiuterebbero ad affrontare la riapertura secondo le nuove prescrizioni, non sarà facile però arrivare a giugno senza un aiuto concreto. Si rischia dunque di perdere un locale storico certificato del Friuli Venezia Giulia, che esiste da ben 65 anni e che diverse generazioni di pordenonesi hanno imparato ad apprezzare. Uno scrigno di ricordi che famiglie, compagnie di amici e numerose società sportive non vorrebbero andasse perduto.—

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