«Adesso finalmente posso sfogare tutto il mio dolore»

UDINE. È scoppiato a piangere, di nuovo, ma quando ha saputo che l’assassino di Silvia era stato preso il suo pianto è stato ancora più intenso, quasi liberatorio. «Ora posso finalmente sfogare il mio dolore» ha detto Giorgio Ortis tra le lacrime al suo avvocato Rosi Toffano che ieri lo ha informato della svolta nelle indagini.
«È finita una vera e propria angoscia - ha confidato il legale - ma il dolore è immutato. Sapere perché in alcuni casi può aiutare, questa volta invece aver ricostruito l’accaduto ti fa sentire sconfitto prché le spiegazioni lasciano ancora più sbalorditi. La verità è che poteva capitare a chiunque. Non ci sono spiegazioni per una morte così orribile e ingiustificata».
Resta solo il vuoto per una persona che non c’è più. E tante domande che da martedì stanno affollando la mente di Giorgio: cosa sarebbe successo se fossi tornato indietro prima? O se magari non avessi accelerato il passo? Perché Giorgio e Silvia sono andati insieme a correre quel martedì, durante la pausa pranzo. Era stato lui a trasmetterle la passione per la corsa. Hanno lasciato l’auto di lei all’inizio dell’ippovia e sono partiti, ma Giorgio correva più veloce e così l’ha lasciata indietro. Lo facevano sempre e poi si ritrovavano a una panchina. Giorgio l’ha aspetta lì anche martedì, ma Silvia non è mai arrivata.
Così Giorgio, oltre al dramma, si trova a dover affrontare anche quelle domande, domande alle quali non ci sono risposte. «Continua a ripercorrere con la mente quello che è accaduto - ha spiegato l’avvocato Toffano - razionalmente è chiaro che non ha alcun senso farsi quelle domande. Perché nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare che sull’ippovia ci fosse un assassino pronto a colpire in pieno giorno e in una zona molto frequentata. Ma umanamente è quasi normale ripensare a quei frangenti anche se nessun pensiero potrà mai restituirci Silvia».
Anche ieri (lo aveva già fatto il giorno prima accompagnato dagli inquirenti) Giorgio Ortis è tornato sul luogo del delitto per assistere al momento di preghiera dell’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato. Insieme a lui anche la madre Maria Biancareddu e il padre Gianni Ortis, entrambi avvocati e titolari dello studio dove Giorgio e Silvia facevano la pratica. Per gli Ortis, Silvia era una di famiglia. «Il nostro è un dolore gigantesco - ha detto Gianni Ortis - e il fatto che l’assassino venga assicurato alla giustizia non cambia le cose. Il dramma rimane. Anche quando le indagini riguardavano mio figlio, che noi abbiamo sempre saputo essere innocente, il dolore privato e profondo era per Silvia».
Per conto della famiglia Gobbato, chiusa nel dolore, ha parlato l’avvocato Monica Zamparutti: «Il fatto che abbiano preso l’assassino è una bella notizia, ma di certo non consola. Quella subita dalla famiglia Gobbato è una perdita che sarà impossibile superare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto