Addio all’avvocato Gian Caro Zucchiatti

PORDENONE. Era abituato a scalare la vita Gian Caro Zucchiatti, come la montagna, la sua grande passione assieme alla professione di avvocato. E così ha fatto anche con la malattia, quella che lo ha portato via ieri, a 81 anni, dopo 10 mesi, nella sua casa, vicino ai suoi affetti.
Nella quotidianità, nel lavoro, dalle piccole alle grandi cose, l’avvocato Zucchiatti credeva nella fatica. «Non ha mai usato l’ascensore – lo racconta il figlio Marco –, non aveva un cappotto. In città come in montagna sfido qualcuno a ricordarlo se non in giacca».
Era nato nel paesino di Platischis (comune di Taipana) Gian Caro Zucchiatti e da bambino aveva seguito la famiglia a Pordenone. Il padre, Guido, è stato docente di lettere antiche di generazioni di dirigenti pordenonesi.
Dopo il don Bosco e la laurea in legge – a Torino – Gian Caro era rientrato in città. Prima l’ufficio legale della Zanussi, poi la libera professione.
«Ha iniziato nei primi anni ’60, quando si è sposato, e ha lavorato 50 anni. Siccome non sopportava le commemorazioni, per evitare la propria – prosegue il figlio – ha smesso il giorno prima di festeggiare i 50 anni».
Era anche questo l’avvocato Zucchiatti. A quel rigore, a quel portamento che incuteva timore reverenziare, corrispondeva un’anima libera, anticonvenzionale e un temperamento molto ironico.
«Gli hanno offerto molte volte incarichi politici, da quello di sindaco a molti altri – ricorda Marco –, ma proprio per il suo senso di indipendenza non ha mai voluto accettare cariche. Lui stesso si vantava di non essere mai stato nemmeno presidente di una latteria turnaria».
Per il figlio e per generazioni di avvocati è stato un maestro, un esempio. «Ho passato 25 anni di professione con lui, per me è stato più di un padre e di un maestro di vita. Di cose me ne ha insegnate tante. Tra queste il fatto di non avere paura delle parole. E poi la sua capacità di sintesi, inarrivabile. I suoi atti sono i più sintetici che abbia mai letto eppure c’era tutto dentro».
Difensore di Comune e Provincia nella stagione di Tangentopoli, «credo che il meglio di sè lo desse nel diritto civile e nelle successioni. Era formidabile».
Quando non lavorava si dedicava alle sue passioni, prima la montagna, d’inverno e d’estate. Anche quest’estate è riuscito a trascorrere più di un mese a Misurina, un luogo che amava particolarmente.
Sapeva di essere malato, ma non ha perso l’ironia, fino all’ultimo. «Certo che Gianni Zanolin (ndr amico di famiglia) mi ha dedicato un libro... ma io sono ancora vivo» ha detto al figlio pochi giorni fa. Un libro di cui purtroppo non è riuscito a leggere il finale.
Gian Caro Zucchiatti lascia i figli Francesca e Marco e gli amati nipoti Lorenzo, Eugenia (figli di Marco) e Victoria. L’ultimo saluto all’avvocato sarà giovedì alle 15 nel duomo di San Marco.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto