Addio alla storica gelataia di via Bersaglio

Lucia Toldo è morta a 92 anni: con la sorella Lisetta gestì fino al 1980 il più noto laboratorio di Udine

Nella Rsa di via Sant’Agostino (aveva lasciato da poco la sua casa di via Monte San Marco, dalla quale ormai da qualche anno non si muoveva più), si è spenta Lucia Toldo, la più giovane delle mitiche “sorelle del gelato” di via Bersaglio. Aveva 92 anni. La maggiore, Lisetta, se n’era andata nel 2005, a 91. Avevano chiuso ormai nel lontano 1980 la loro botteguccia che si trovava davanti all’Officina del gas, dove poi è sorto il teatro Giovanni da Udine. In quelle due stanzette disadorne prima i loro genitori (arrivati dal Cadore nel 1906) e poi loro due facevano quello che era unanimemente riconosciuto come il più buon gelato di Udine.

Al numero 6 di via Bersaglio arrivavano da tutta la città: gli studenti che marinavano la scuola, coppiete a passeggio, intere famiglie. La sera quei quattro tavolini erano sempre occupati e sulla strada facevano la coda. Le Toldo non avevano mai voluto ingrandirsi, anche se le proposte non mancavano. “A noi basta così”, dicevano sempre a chi le invitava ad allargare il “business”. E ogni sera, finito il gelato del giorno, anche se era ancora presto, chiudevano il laboratorio.

Lisetta e Lucia Toldo erano state premiate nel 1999 col diploma d’onore della Camera di commercio e la loro gelateria artigianale, la prima della città (dopo di loro sono arrivati, sempre dal Cadore, i Sommariva, i Panciera, i De Nadal...) è rimasta un simbolo. Il loro segreto? I prodotti naturali: latte, uova, frutta fresca (anche il torrone era fatto in casa).

Lucida fino a un paio d’anni fa, Lucia Toldo si è spenta lentamente, assistita dai nipoti Claudio e Paolo e dalle loro famiglie. I funerali saranno celebrati oggi, alle 10.30, nella chiesa del Bearzi. Nel ricordare la zia, Claudio Toldo racconta che il suo pensiero era sempre rivolto a via Bersaglio, dove «sognava di tornare un giorno in bicicletta». «In quel tratto di strada, che ora si chiama via Caneva - aggiunge il nipote - da un paio d’anni stanno lavorando per costruire (al posto delle casette, tra cui la gelateria) un palazzo». E ricorda, con una certa amarezza, che hanno demolito quei vetusti edifici «senza avvertire nessuno: c’erano ancora vecchi ricordi di famiglia, non cose di pregio, ma per noi di notevole valore affettivo». (m. bl.)

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