Addio al marchese Mangilli, memoria storica della città

Aveva 91 anni, è deceduto in ospedale dove era ricoverato da qualche giorno. Discendeva dalla storica famiglia di piazza Garibaldi. Martedì il funerale al Bearzi

UDINE. Aveva 91 anni e una lunga esperienza tecnica alle spalle. Il marchese Angelo Mangilli, discendente di una delle famiglie più note dell’aristocrazia friulane, si era iscritto al Collegio dei geometri nel 1949. È morto sabato mattina, poco prima delle 10, dopo una breve malattia.

Mangilli era ricoverato nel reparto di Medicina dallo scorso 18 gennaio, uno scompenso cardiaco l’aveva costretto alle cure dei sanitari. Ma quello che inizialmente sembrava un leggero malore non ha lasciato scampo all’anziano geometra. Mangilli, figlio del marchese di San Gallo di Moggio Udinese, era la memoria storica della trasformazione urbanistica della città. Suoi i progetti delle maggiori lottizzazioni realizzate a Udine dal secondo dopoguerra.

«Ogni giorno c’è qualcosa da fare, ogni giorno c’è qualcosa da imparare, con ogni tempo e in ogni età». Questo era il motto di Angelo Mangilli e la famiglia lo ricorda per descrivere il suo attaccamento al lavoro.

Diplomato geometra nel 1944, cinque anni dopo Mangilli si iscrisse al Collegio di Udine e iniziò la libera professione. Attività che concluse nel 2014 dopo aver ricevuto dal Collegio la medaglia d’oro per aver tagliato il mezzo secolo dal conseguimento del titolo di studio e i 40 di iscrizione all’albo.

Un percorso caro al professionista che conservava ancora il timbro in legno con uno dei primissimi numeri di iscrizioni, ritirato nel 1949. La sua fu una carriera tutta in salita, premiata con un riconoscimento speciale per la sua costante presenza ai convegni organizzati dal Collegio. L’aggiornamento era fondamentale per il tecnico nonché consulenze dei Frati capuccini di via Ronchi e dei Comuni di Udine e Cividale. Tra le sue opere principali la realizzazione del giardino zoologico di Verona.

Il marchese Mangilli era un discendente della famiglia che diede il nome al palazzo Mangilli-Del Torso di piazza Garibaldi. Da diversi anni abitava nella zona nord della città, ma ricordava spesso i racconti che gli erano stati tramandati dai suoi avi, uno dei quali «si era seduto sulle ginocchia di Giuseppe Garibaldi».

A ricordare gli aneddoti di famiglia è la figlia Federica che, a sua volta, li ha sentiti raccontare dal padre. «Aveva una rara curiosità intellettuale, i clienti storici continuavano a contattarlo per chiedergli consigli» ripetono le figlie nel descrivere Mangilli come una persone onesta, precisa, con uno spiccato senso del dovere.

Era un altruista, concreto, non amava la superficialità. «Oltre al lavoro, dedicava il resto del suo tempo al giardinaggio e alla famiglia» continuano i parenti trattenendo a stento le lacrime. Mangilli lascia la moglie Doris, le figlie Luisa, Francesca e Federica, i generi e gli amati nipoti.

Sono in molti, in queste ore, a ricordare la personalità del geometra, nobile anche nell’animo, che fin da bambino aveva saputo affrontare con responsabilità le difficoltà delle vita. Primo di tre fratelli, a sette anni era rimasto orfano di padre. Domani, alle 14, nella chiesa San Giovanni Bosco del Bearzi, saranno in molti a salutare per l’ultima volta il professionista che custodiva un pezzo di memoria storica della città.

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