Addio a Sergio Mazzola il designer dei gioielli ispirati ai longobardi

Se n’è andato uno dei pilastri della tradizione orafa artigianale del nostro territorio (e non solo). È morto ieri – al Santa Maria della Misericordia, dove era ricoverato da alcuni giorni – Sergio Mazzola, designer, orefice e docente originario della provincia di Rovigo, ma da sessant’anni trapiantato in città. Aveva da poco compiuto 85 anni, ma all’alba il suo cuore, malato da tempo, ha ceduto.
La passione per l’arte e per tutto quello che si può creare ce l’aveva sin da bambino, quando si costruiva i giocattoli da solo. Poi è arrivata quella per i Longobardi, che lo hanno ispirato nella realizzazione di una specifica linea di gioielli che ha legato Sergio Mazzola ancora di più al Friuli, divenuta la sua terra adottiva.
Originario di Colto, paesino sulla riva del Po, aveva studiato all’Istituto d’arte di Venezia. Nel 1959, con l’apertura dell’allora istituto d’arte Sello (ora liceo artistico), fu chiamato a insegnare sbalzo e cesello, poi metalli. Ci arrivò con la moglie Iolanda Edda, sempre al suo fianco, e la sua primogenita Clarice, che aveva un anno. «La sua grande fortuna – racconta la figlia – è stata quella di aver conosciuto lì Dino Basaldella, che divenne suo maestro e mentore». Con il tempo maturò la decisione di camminare con le proprie gambe, optando per una sua linea. E in via Cicogna 15 aprì con il fratello Elio una piccola bottega orafa. Una volta ingranditi, il trasferimento in via Gemona, davanti alla Banca d’Italia, e, dopo il terremoto, in via Giovanni da Udine. Quindi, nel 2014, la decisione di intraprendere una nuova esperienza, dividendosi dal fratello e aprendo in via Cisis “Sergio Mazzola generazioni orafe” con le figlie Clarice e Paola e i nipoti Dario e Marta.
Una vita, la sua, passata tra studi, disegni, esperimenti e invenzioni. Una passione che ha saputo trasmettere a figlie e nipoti. «Quando studiava ancora a Venezia – riprende Clarice –, veniva a Cividale per analizzare e ricopiare l’arte longobarda che voleva riprodurre in oreficeria. Quando aprì la bottega in via Cicogna andavo ogni estate da lui: mentre giocavo, assimilavo tutto». Molti i riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni. «Da qualsiasi cosa riusciva a creare una scultura – continua la figlia –: era una persona unica, benvoluta da tutti, una presenza attenta e con una mano senza eguali. Ho disegni suoi datati 25 dicembre, tanto per far capire quanto forte era la sua dedizione».
I funerali saranno celebrati mercoledì, alle 15.30, nella chiesa di San Gottardo. —
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