Addio a Laura “Ai tre amici” perde la regina



È mancata a quasi 88 anni Laura Borsetta vedova Tirelli, storica ristoratrice della locanda “Ai tre amici” di via Cavour a Mortegliano, fino a poco tempo fa instancabile in cucina, dove i piatti tradizionali friulani, dalle trippe al baccalà agli gnocchi fatti a mano, erano di sua esclusiva competenza. Si è spenta serenamente in casa, attorniata dall’affetto della famiglia. È grande il cordoglio in paese ma non solo, per la scomparsa di una donna capace nell’organizzazione, laboriosa e saggia. Saranno in tantissimi, oggi alle 15 a stringersi, nell’ultimo saluto in duomo, ai figli Manlio, che le è subentrato nella titolarità del locale, Giuseppe insegnante nella scuola media e musicista, Luca commercialista con studio a Udine.

Laura aveva conosciuto le ristrettezze e la fatica fin da piccola: a nove anni accudiva bambini a Pozzuolo, poi aveva lavorato in filanda a Mortegliano. Il padre era morto quando lei ne aveva solo otto: lo aveva visto arrivare dall’ospedale di Palmanova avvolto in un lenzuolo perché non c’erano soldi per il trasporto della salma e neppure per la bara, ricavata poi dalle assi del letto. Episodi che, come riferisce il figlio Giuseppe, avevano segnato la sua vita e l’avevano temprata a ogni sacrificio. Non hanno conosciuto riposo le sue mani, già rovinate da quando, “scolina” in filanda, doveva immergerle nell’acqua bollente per trarre il capo del filo di seta dai bozzoli. Sposata nel ’57 ad Alfredo Tirelli, che insieme ai fratelli nel ’54 aveva rilevato a suon di debiti la vecchia locanda dove si fermavano soprattutto i mercanti di bestiame diretti al mercato locale e alle fiere del Medio Friuli, si era fatta ostessa, mantenendo però lo stile di vita semplice e sobrio, ispirata nell’etica dalle sofferenze patite. Quando gli operai venivano a pranzo senza soldi non ne faceva un problema: «Ci regoleremo quando avrete la paga – diceva –, adesso pensate a mangiare».

Un riferimento e una colonna, Laura, per l’azienda e per i suoi cari, cui lascia in eredità «insegnamenti preziosi – sono ancora parole di Giuseppe –, in primis i valori del lavoro e della famiglia, l’orgoglio di andare a testa alta per aver agito sempre onestamente. Legatissima ai nipoti, per loro è stata una sorgente educativa, e sempre con il sorriso. Anche per questo le dobbiamo tanto affetto». —



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