Addio a Gino Grillo, giornalista del Messaggero Veneto: da oltre 30 anni raccontava la sua Carnia

Si è spento a 69 anni al termine di una lunga malattia

FORNI DI SOPRA.  Per decenni è stato la voce della Carnia sulle pagine del Messaggero Veneto, dove ha raccontato la vita amministrativa, gli eventi gioiosi e quelli tragici dei suoi paesi. Il suo racconto si è interrotto per sempre ieri mattina alla Rsa di Tolmezzo, dove Gino Grillo si è spento a 69 anni.

Originario di Forni di Sopra, aveva studiato Ragioneria allo Zanon di Udine, ma conti e bilanci non si attagliavano alla sua indole e al suo temperamento fiero e indomito. Il Sessantotto lo colse sulle barricate, protagonista di scioperi e proteste studentesche. Conseguì la maturità in quegli anni burrascosi, ma il paese gli andava stretto e prese a viaggiare da un capo all’altro del mondo sulle orme di Jack Kerouac e dei protagonisti della beat generation.

Addio a Grillo: quel filo autentico che lega il giornale alla sua comunità


Fu al rientro in Italia che nacque il suo legame con la carta stampata. Cominciò direttamente nell’edicola avviata dal padre Michele sin dal 1942, la prima a Forni di Sopra. Una realtà che aveva preso avvio di fronte alla fontana della piazza e di cui il settimanale “Oggi”, anni fa, aveva raccontato la storia. E quando, a soli 40 anni, Michele Grillo era mancato, era stata la moglie Odilla a portare avanti l’attività. Ben presto Gino e la sorella maggiore Giuliana, subentrarono nella gestione dell’edicola “Grillo”.

Era facile coglierlo mentre discuteva con i clienti di politica o di attualità, spesso accalorandosi. Fu proprio nell’ambito del suo lavoro, a fianco dei commercianti del paese che negli anni Ottanta cercavano di puntare sulla promozione, che Gino Grillo avviò le prime collaborazioni con la stampa locale, il Piccolo e il Messaggero Veneto, instaurando un legame che è proseguito anche negli ultimi mesi, quando le sue condizioni di salute si erano fatte precarie. Giornalista pubblicista dal 1989, Gino scavallava da una vallata all’altra per raccontare la gente e il suo territorio. Il suo telefono squillava a tutte le ore del giorno e della notte e ad ogni squillo lui cominciava a raccogliere notizie che poche ore dopo si materializzavano sul giornale che distribuiva in edicola.

Ruvido, a tratti spigoloso e autentico, era molto legato ai propri valori, e per difenderli non esitava a lanciarsi in discussioni animate: «Quando pensava una cosa la diceva senza giri di parole» assicura il figlio Riccardo, che gli è stato accanto in questi ultimi mesi. Ma Gino è stato anche uno dei pionieri del volo libero in Carnia, sin dagli anni ’70, quando la disciplina sportiva iniziò a svilupparsi tra le vette alpine. Amava le cose semplici, i profili delle montagne e i sentieri, che conosceva e percorreva nelle sue camminate, le erbe spontanee che raccoglieva, i boschi nei quali andava a fare legna e l’arte, di cui amava circondarsi.

A novembre dello scorso anno era stato colto da un malore che ne aveva imposto il ricovero all’ospedale di Tolmezzo, è a quel punto che una serie di accertamenti medici avevano evidenziato i primi sintomi di una malattia di cui aveva subito appreso la gravità. I numerosi cicli di terapia che ha affrontato con determinazione e ottimismo non sono bastati a fermarla: un mese fa è stato ricoverato all’ospedale di Tolmezzo e poi alla Rsa, dove nella mattinata di ieri è stato colto da un arresto cardiaco.

«Ringraziamo il dottor Vito Di Piazza dell’Rsa e il personale della Medicina dell’ospedale per le attente cure che gli sono state prestate» commenta la sorella Giuliana. «Gino non voleva alcuna cerimonia – aggiunge –, il suo corpo sarà cremato e, appena sarà possibile, organizzeremo una festa per ricordarlo con la musica dei Pink Floyd, come lui desiderava».

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