Addio a Aurelio Valle, il carabiniere che custodì il Mussolini

È morto Valle, originario di Meduno, aveva 93 anni. Sorvegliò il duce nelle prime ore dopo l’arresto del 25 luglio

MEDUNO. La grande storia si intreccia spesso con avvenimenti e personaggi locali. È il caso di Meduno, dove giovedì, 3 agosto, a quasi 93 anni, è deceduto Aurelio Valle, protagonista di un evento che ha segnato la storia nazionale.

Il custode di Mussolini

Se si evoca il 25 luglio 1943, la memoria va subito a Roma, al Gran consiglio del fascismo che, alle prime ore di quel giorno, votando a maggioranza la proposta del conte e gerarca Dino Grandi sfiducia Benito Mussolini. Il duce viene poi fatto arrestare dal re che nominando Pietro Badoglio capo del governo, illude gli italiani sulla caduta del fascismo e la possibile fine di una guerra disastrosa. Non sarà così, ma quella data e quegli eventi della “grande Storia” promuoveranno la stagione della Resistenza ai nazisti che di lì a poco, dopo l’armistizio dell’8 settembre invaderanno l’Italia, e ai fascisti loro asserviti con la Repubblica di Salò. Fra i protagonisti dell’arresto di Mussolini c’è anche Aurelio Valle di Meduno. In quel luglio del 1943, segnato dai bombardamenti alleati della capitale – si contano 4 mila morti e 11 mila feriti – Aurelio Valle è carabiniere alla caserma “Bonsignore”.

Ha il compito di presidiare la sede dell’Eiar, la Rai di oggi, in via Asiago. Le sue giornate, segnate dal poco cibo e dalla paura per i bombardamenti, subiscono una svolta inaspettata quando, proprio nella sua caserma, viene rinchiuso il duce appena arrestato e Vallle è incaricato della sua sorveglianza. Di là a pochi giorni, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Aurelio Valle vorrebbe tornare a casa. Ma viene subito coinvolto nei combattimenti contro i tedeschi che stanno invadendo la capitale. È a fianco del suo capitano Orlando De Tommaso, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, che cade durante i combattimenti, in via Ostiense.

Meduno e la Resistenza

Aurelio Valle riesce infine ad arrivare a Meduno, nel borgo che porta il suo nome: “Valle”. Nominando Meduno, si ricordano 36 partigiani e 4 civili caduti in combattimento e nei campi di sterminio nazisti. Si tratta del più alto contributo dato da una comunità del pordenonese alla lotta di liberazione dal nazifascismo. Terminata la guerra, riconquistata la libertà, il carabiniere Aurelio Valle nel 1946 sposa Antonietta Struzzi “Julia” che, con la gemella Maria “Clara”, aveva preso parte alla Resistenza nella brigata Garibaldi sud Arzino. Catturate dai nazisti, condannate alla deportazione a Dachau, in circostanze fortuite, con l’aiuto del parroco di Travesio, don Basilio Miniutti, riescono a ritornare a casa.

Prestato servizio a Sacile e Padova, Aurelio Valle nel 1947, lascia l’Arma ed emigra in Francia. Dopo la scomparsa della moglie Antonietta, dal 2008, ha vissuto a Meduno accudito dalla figlia Paola, consigliera dell’Istituto provinciale di Storia, che ha raccontato le vicende del padre nei liberi “Memorie” e “Per non dimenticare”. Aurelio, grazie alle ricerche della figlia Paola, è riuscito anche a incontrare, a Pordenone, il compagno d’armi, carabiniere come lui, Donato Bonato, originario di Cavasso Nuovo, rimasto ferito dai nazisti durante i combattimenti a Roma, dopo l’8 settembre 1943 e successivamente deportato in Germania con altri 2500 carabinieri.

Le esequie di Aurelio Valle si svolgeranno nella parrocchiale di Meduno sabato 5 alle 16. Tutti gli esponenti dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di Liberazione e dell’Anpi, hanno inviato messaggi di cordoglio alla famiglia.

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