Acop verso il fallimento Scende in campo la Lube

Garantirebbe la prosecuzione di una parte dell’attività e 24 posti di lavoro su 35 Fondata da Giorgio Zanetti, l’impresa è gestita dai figli, tra cui l’ex ad della Fiera
Di Elena Del Giudice

La Acop verso il fallimento. A garantire la sopravvivenza di una parte dell’attività e il mantenimento di 24 posti di lavoro su 35, un contratto d’affitto con una grande azienda italiana. Raggiunto l’accordo con i sindacati che rende possibile l’operazione. La crisi travolge un’altra azienda pordenonese, la Acop, fondata quasi quarant’anni da Giorgio Zanetti a cui, alla fine degli anni 90, si sono affiancati i figli Alessandro (già amministratore delegato di Pordenone Fiere) e Gianluigi, specializzata nella produzione di ante per cucine, camere da letto, bagni e soggiorni. Una piccola azienda cresciuta nel corso degli anni sino a dare vita a tre società distinte: Acop, Timbex e Pm. Ovviamente il tracollo dei mercati, interno prima ed estero poi, che hanno spiazzato i produttori locali, non poteva non coinvolgere l’intera filiera e, quindi, anche i componentisti. Per la Acop di Pasiano, che in questi ultimi anni ha tentato di “reggere” anche utilizzando gli ammortizzatori sociali, è arrivato il momento di gettare la spugna. Pare che l’azienda abbia tentato di costruire un’ipotesi di concordato anche ricercando partner disposti a rilevare l’impresa, ma le condizioni di indebitamento non lo avrebbero consentito. Da qui l’accordo con la Lube, gruppo industriale di rilievo nazionale con sede a Macerata, che - secondo fondi sindacali - dovrebbe garantire la continuità aziendale ad Acop attraverso la newco Acop components srl, sia pure con un numero di addetti inferiore: 24 assunti su 35 e 11 lavoratori in cassa integrazione speciale, è stato siglato un accordo con le organizzazioni sindacali.

Ieri, intanto, in tribunale si è svolta un’udienza prefallimentare su istanza di tre fornitori e alcuni dipendenti che avrebbero agito singolarmente, rispetto alla quale i giudici decideranno in settimana. Anche valutando, se sarà depositata, l’istanza di autofallimento. Non è chiaro se la procedura coinvolgerà tutte e tre le società (poco meno di un centinaio di addetti).

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