Accoltellò la ex e l’amico, patteggia 5 anni La ragazza: «Ho paura per quando uscirà»

L’imputato è in carcere da quasi un anno. Compreso nella pena anche lo stalking. La difesa: si è pentito e ha chiesto scusa

BUDOIA

Samuele Da Re, 21 anni, di Caneva, ha patteggiato in udienza preliminare cinque anni di reclusione per il tentato omicidio della sua ex fidanzata e di un amico avvenuto il 1º ottobre scorso a Budoia e per stalking solo nei confronti della ragazza.

Da Re, assistito di fiducia dall’avvocato Olga Fabris, ha chiesto scusa, dichiarandosi pentito, in una lettera di poche righe scritta a mano, ieri mattina, sollecitato dal giudice. «Non so se fossero scuse sincere – ha osservato al telefono la sua ex fidanzata, ventenne, rimasta con un senso di delusione dopo l’udienza – oppure no, alla fine non posso leggergli nella mente. Io ritengo che la condanna che ha avuto non sia così giusta. Comunque io ho questo timore per quando uscirà».

Il pensiero della ragazza, che si è costituita parte civile con l’avvocato Paolo Pastre, è corso inevitabilmente a quelle intercettazioni ambientali in carcere che sono state ricordate ieri in aula dal suo legale. L’avvocato Pastre ha evidenziato la pericolosità sociale dell’imputato che dietro le sbarre dal 1º ottobre per tentato omicidio, manifestava l’intenzione di reiterare il reato qualora fosse stato scarcerato.

«Sta facendo un percorso di riabilitazione – ha sottolineato invece il difensore Olga Fabris – e si è pentito. Non sa nemmeno spiegarsi perché lo abbia fatto. Riteniamo la quantificazione della pena corretta: gli consentirà di rendersi conto di ciò che ha fatto ma al tempo stesso potrà rifarsi una vita, quando uscirà dal carcere».

A Da Re sono state concesse le attenuanti generiche prevalenti sulle circostanze aggravanti. La Procura aveva contestato la premeditazione e l’aver commesso il fatto sotto l’azione di sostanze stupefacenti (cocaina e cannabinoidi). L’avvocato Fabris ha chiesto le generiche perché Da Re era incensurato e per il comportamento processuale (per la difesa ha collaborato con gli inquirenti, indicando il luogo in cui aveva nascosto il coltello). Quanto all’aggravante del consumo abituale di droga, la difesa ha ritenuto, sulla scorta di una consulenza tecnica di parte, che potesse invece essere considerata un’attenuante come «intossicazione cronica da sostanze» equiparabile pertanto alla seminfermità mentale. Una valutazione che è stata presa in considerazione dal giudice. Il patteggiamento esclude automaticamente il risarcimento alle parti civili: oltre alla ex fidanzata, si era costituito anche l’amico, a sua volta vittima di tentato omicidio, con l’avvocato Antonino Di Pietro.

Il 1º ottobre dell’anno scorso i due giovani, entrambi ventenni, furono aggrediti durante una festa privata all’albergo Cjasa de gahja a Budoia. Da Re sfondò la porta della stanza a calci e poi si scagliò con un coltello contro la ragazza, colpendola con quattro fendenti al torace, all’addome e al polso.

L’amico fermò la sua furia omicida scagliandogli una sedia addosso e fu a sua volta colpito, ma riuscì a deviare la coltellata sulla coscia. Poi il 21enne di Caneva nascose il coltello a serramanico con lama di nove centimetri dietro al frigorifero e fuggì a piedi mentre i partecipanti alla festa di compleanno urlavano e chiamavano i soccorsi e i carabinieri. Fu arrestato poco distanze dai militari dell’Arma. Le indagini furono condotte dalla stazione di Polcenigo, agli ordini del maresciallo Ezio Bit e coordinate dal pm Brusegan. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto